Enrico Lagattolla
Non fu omicidio volontario, ma preterintenzionale aggravato. Davanti ai giudici della prima corte dassise dAppello si chiude il secondo capitolo della vicenda giudiziaria di Costantino Carta, lex legionario sardo accusato di aver ucciso nel dicembre di quattro anni fa la moglie Wanda Caria, il cui corpo non venne mai ritrovato. Epilogo con sentenza riformata. Condannato a trentanni in primo grado, infatti, Carta (che ha sempre negato il delitto) si vede ridurre la pena a 18 anni di reclusione.
Disattesa, dunque, la richiesta del sostituto procuratore generale Laura Bertolé Viale, che nella requisitoria dello scorso 16 dicembre, escludendo ogni dubbio sulla responsabilità dellimputato, aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado.
Lomicidio, secondo quanto emerso nel corso delle indagini, sarebbe avvenuto la sera del 31 dicembre del 2002. Wanda Caria, cinquantanni, viveva in Corsica a poche centinaia di metri dalla casa della figlia Luisa. Si era separata da oltre un anno dal marito, tornato in Sardegna.
La sera di capodanno i due hanno in programma un appuntamento. Costantino - è la testimonianza della figlia, che incrocia il padre lungo la strada - arriva verso le cinque. Mezzora più tardi, Luisa chiama a casa della madre. Nessuna risposta.
E la scena che si trova di fronte quando rientra è questa. La porta di casa aperta, il soggiorno nel caos, una macchia di sangue sul pavimento. Di Wanda Caria, però, nessuna traccia. Costantino Carta, dopo aver bruciato la propria auto, fa perdere le proprie tracce. Per poco, quattro giorni.
Il 4 gennaio, infatti, viene arrestato a Milano. Alla fermata della metropolitana di Moscova, dove cerca di spingere un donna sotto un convoglio, episodio per il quale è stato condannato a cinque anni per tentato omicidio. «Volevo uccidere una persona a caso».
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