Gianna Nannini è rock, in tutti i sensi; la quintessenza del rock suonato e vissuto, e per questo il suo pubblico la ama. Per mesi s’è parlato soltanto della sua gravidanza da cinquantaquattrenne «Polisessuale», come si definisce (con tanto di pancione esibito sulla copertina di Vanity Fair con una t sgirt con la scritta «God Is a Woman»), ora tocca alla musica. Alla clinica Madonnina di Milano è nata la sua Penelope Jane, dal Forum di Milano parte stasera - con tre concerti consecutivi - lo Io e te tour (dal titolo del cd doppio disco di platino per le vendite) che percorrerà l’Italia e l’Europa in 37 tappe di pura energia nei palazzetti dello sport e nelle arene.
Oggi e domani tutto esaurito, per domenica ancora qualche tagliando disponibile; tutti pronti per rendere omaggio a Gianna artista a 360 gradi, piena di energia e di sentimento, di saggezza e di voglia di trasgredire, di voglia di mettersi una corazza e al tempo stesso di raccontarsi secondo il motto: «quando ti parte un’emozione non aver paura e non rinunciarci mai». Di raccontarsi con quella voce particolare, dalla sintassi personalissima, sempre migliore a dispetto del tempo, colorita e meno crudamente roca. Sarà la prima volta dal vivo per i brani del nuovo album (registrato ai gloriosi Abbey Road Studios di beatlesiana memoria), con quell’interessante mix di chitarre che suonano come archi e viceversa in un continuo bizzarro ricambio d’atmosfere, grazie alla superband che ha come chitarrista e direttore musicale Davide Tagliapietra e come sezione ritmica Francis Hilton, bassista funky degli Incognito e Thomas Hilton che ha suonato la batteria con Kylie Minogue. Senza dimenticare il produttore inglese Wil Malone (che è passato dall’hard rock dei Black Sabbath ai Depeche Mode) e che a Milano sarà sul palco per dirigere l’orchestra d’archi. Sicuramente ci sarà anche l’inedita Paradiso mama, una ninna nanna particolare che Gianna ha scritto e cantato per l’inaugurazione dell’installazione Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, con cui continua a collaborare attivamente. E poi ci saranno i classici (da Fotoromanza a Bello impossibile a Sei nell’anima, brano del 2006 che sottolinea la sua continuità qualitativa. Un vasto repertorio in cui pescare, figlio di una lunga carriera che risale al 1979 di California, l’album che metteva in bella mostra in copertina la Statua della Libertà con un vibratore in mano (ma aveva già inciso nel ’76 per la Ricordi il disco semplicemente intitolato Gianna Nannini e aveva militato nel gruppo di rock progressive Flora Fauna e Cemento).
Altro punto forte dello spettacolo è la scenografia; tre grandi schermi incorniciati come quadri e un palcoscenico di quasi 300 metri quadri curato dal «lightning designer» Patrick Woodroffe, che ha lavorato tra gli altri con Bob Dylan, i Rolling Stones e Michael Jackson, mica con gente qualunque. Gianna è particolarmente entusiasta dell’allestimento: «È la produzione più bella che io abbia mai realizzato - sostiene - lo spettacolo è esattamente ciò che volevo, meglio di un Teatro alla Scala dentro un palasport.
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