Riecco Unabomber, ma stavolta fa cilecca

La carica era composta da sostanze chimiche

Sandro Rinaldini

da Portogruaro (Venezia)

Ancora una volta Unabomber, il folle bombarolo che da anni semina feriti e terrore nel Nordest fra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, torna a colpire. E di nuovo nascondendo il suo ordigno in una bicicletta. Ma stavolta ha fatto cilecca.
È accaduto ieri pomeriggio poco dopo le 14,45 a Portogruaro, diecimila anime, in provincia di Venezia, ad un tiro di schioppo dalla provincia di Pordenone dove Unabomber ha agito mettendo a segno decine di colpi dal 1994. Questa volta è andata meglio dell'ultima, a marzo di quest'anno, quando a Motta di Livenza, provincia di Treviso, una bambina di 6 anni rimase ferita per l'esplosione di un cero votivo saltato in aria all'interno della chiesa parrocchiale. Ieri una ragazza di 21 anni dopo alcune pedalate sulla sua bicicletta è stata richiamata da un passante che in viale Trieste aveva visto cadere un pacchetto da sotto la sella della bici e quell’oggetto, una scatoletta di cartone poco più grande di un pacchetto di sigarette, era in realtà un ordigno. Dalla scatola uscivano dei fili elettrici. È stato panico: «Aiuto c’è una bomba, c’è una bomba», si è messa a urlare la ragazza. Ed è scattato l’allarme. Sul posto è arrivata una Volante che ha prelevato il «pacchetto» portandolo in commissariato. Per la Procura generale di Venezia che coordina le indagini su tutti gli episodi attribuiti a Unabomber non ci sarebbero dubbi: anche questa volta, dicono gli inquirenti, c'è la mano del maniaco del Nord-Est. «Aver trovato un altro ordigno intatto e non esploso - dice il procuratore di Venezia, Vincenzo Borraccetti - ci aiuterà moltissimo alle indagini».
In serata a Portogruaro sono arrivati i carabinieri del Ris che hanno preso in consegna il pacchetto inesploso per portarlo a Parma dove verranno eseguite tutte le perizie tecniche. La bomba sarebbe simile a quella trovata la notte del 24 dicembre 2002 sul confessionale della chiesa di Cordenons, in provincia di Pordenone: una carica esplosiva forse composta da elementi chimici, usati più volte da Unabomber, collegata ad un innesco elettrico alimentato da una pila. Ieri pomeriggio, a Portogruaro, qualcosa fortunatamente non ha funzionato. La ragazza era arrivata con un treno da Treviso ed è salita in sella alla sua bicicletta, lasciata davanti alla stazione ferroviaria nei giorni scorsi, ignara che la mano folle del bombarolo avesse posizionato sotto la sella il pacchetto-bomba. E forse proprio le piogge delle ultime ore potrebbero aver deteriorato l’innesco. Fatti pochi metri dalla stazione è stato un uomo che si è accorto che la ragazza aveva perso qualcosa nel tragitto. Subito la zona è stata isolata dalla polizia che ha cercato anche nei cassonetti della spazzatura e sotto altre selle di bicicletta eventuali ordigni. Intanto, sia la ragazza che l'uomo sono stati sentiti a lungo dagli investigatori che in serata hanno riaccompagnato a casa, a Portogruaro, i due testimoni evitando che potessero parlare con i giornalisti.
Unabomber sembra aver cambiato modus operandi: infatti in passato ha camuffato le sue «trappole» tra oggetti che potevano finir nelle mani di chiunque mentre questa volta ha agito come se scegliesse un bersaglio preciso.

Tuttavia la memoria va ad un episodio molto simile accaduto nel 1991 a Motta di Livenza che subito non venne collegato a Unabomber: anche in quel caso, infatti, venne presa di mira una bicicletta da donna e, in particolare, la bomba posizionata sul manubrio esplose senza ferire nessuno mandando in frantumi la bici. Questa volta, grazie al fatto che la bomba non è esplosa, si potrebbero trovare elementi decisivi per le indagini.

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