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Rifiuti, in Abruzzo arrestato assessore regionale Indagati due senatori Pdl, i pm: "Soldi ai politici"

In manette l'assessore alla Sanità Lamberto Venturoni e l'imprenditore Rodolfo Di Zio, proprietario di una azienda del settore rifiuti. Indagati i senatori del Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano. La denuncia dei pm: "Versati soldi ai politici" 

Rifiuti, in Abruzzo arrestato assessore regionale 
Indagati due senatori Pdl, i pm: "Soldi ai politici"

Pescara - Politica abruzzese nel mirino della procura di Pescara. L'assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, Lamberto Venturoni, è stato arrestato questa mattina a Teramo dalla squadra mobile di Pescara guidata da Nicola Zupo. Con Venturoni, arrestato anche il noto imprenditore Rodolfo Di Zio, proprietario della De.co., azienda del settore rifiuti. Nell'indagine risultano indagati anche i senatori del Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano. Secondo i pm, i due senatori avrebbero chiesto e ottenuto da Di Zio il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati a sindaco, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo, Maurizio Brucchi, e Pescara, Luigi Albore Mascia, contributi elettorali versati una decina di giorni prima delle elezioni.

Il maxi blitz in Abruzzo Nell'ambito dell'inchiesta sono indagate complessivamente dieci persone con l'accusa di corruzione e associazione a delinquere. Le indagini che hanno portato agli arresti domiciliari per corruzione, peculato ed abuso d’ufficio nei confronti dell’assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, Lamberto Venturoni, sono durate circa due anni. Con lui è finito ai domiciliari anche l’imprenditore leader del settore dei rifiuti, Rodolfo Valentino Di Zio. Le indagini sono state condotte da un pool di tre magistrati della Procura di Pescara guidata dal procuratore capo, Nicola Trifuoggi, e i pm, Gennaro Barone e Annarita Mantini. Il gip che ha concesso le misure cautelari e Guido Campli. Secondo gli inquirenti si tratta di una delle più grosse indagini mai fatte in materia sul territorio nazionale e certamente la più importante condotta dalla Procura di Pescara in merito ai rifiuti. Gli indagati stavano cercando di realizzare un inceneritore in Abruzzo. Gli arresti di oggi sono parte dell’inchiesta madre dalla quale è stato stralciato il provvedimento che nello scorso agosto mise agli arresti domiciliari l’ex assessore regionale all’Ambiente, Daniela Stati.

Le persone indagate Venturoni è agli arresti per i fatti risalenti a quando era presidente prima della Team e poi della Teamtec, società miste che operano nel settore dei rifiuti. Gli altri indagati, per accuse che, a seconda dei casi variano dalla concussione alla corruzione, abuso d’ufficio o favoregiamento, sono i senatori del Pdl Paolo Tancredi (44) e Fabrizio Di Stefano (45), vicecoordinatore del partito in Abruzzo; la consigliera regionale ed ex assessore ai rifiuti e alla protezione civile, Daniela Stati (38) - dimessasi dopo il suo coinvolgimento in un’altra inchiesta della Procura dell’Aquila e ora passata dal Pdl al gruppo misto; l’attuale sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi (49), del Pdl; Ettore Ferdinando Di Zio (65), presidente della Deco; Vittorio Caldarella (74), di Roma, ex Ad della Team; Giovanni Faggiano (51), di Brindisi; dimessosi nel luglio scorso da Ad di Team; Sergio Saccomandi (44), successore di Venturoni alla presidenza della Teamtec; Ottavio Panzone (56), Paolo Bellamio (56), di Mestre (Venezia). 

I pm: "Soldi ai politici" I senatori Pdl avrebbero chiesto e ottenuto dagli imprenditori il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati a sindaco, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo, Maurizio Brucchi, e Pescara, Luigi Albore Mascia, contributi elettorali versati una decina di giorni prima delle elezioni. Inoltre, la Deco, proprietaria dei locali della sede regionale del Pdl a Pescara non avrebbe fatto pagare per un certo periodo l’affitto. A ciò si aggiunge che Fabrizio Di Stefano avrebbe chiesto e ricevuto da Rodolfo Di Zio "20mila euro", con due bonifici distinti "accreditati in Napoli il 29 maggio e il 3 giugno 2009, al candidato al parlamento Europeo Crescenzio Rivellini, che ne girava 5 mila con proprio assegno a Di Stefano". Questo assegno risulta incassato da Di Stefano "in Chieti il 4 giugno 2009, su proprio conto corrente".

La commistione tra politica e affari I Di Zio avrebbero anche promesso al senatore Di Stefano che "in tal modo consolidava la propria posizione di potere e prestigio personale nell’ambito del partito, futuro aiuto economico ed elettorale, da specificarsi volta per volta (come è accaduto per i candidati Albore Mascia e Rivellini), per se e per i candidati a lui legati". Stessa cosa i Di Zio hanno promesso all’assessore alla sanità Lanfranco Venturoni e al senatore Paolo Tancredi, il tutto in un periodo che va dal novembre 2008 al maggio 2009. Secondo l’accusa il senatore Di Stefano avrebbe anche esercitato "opportune pressioni sull’assessore all’ambiente Daniela Stati, ponendo Rodolfo Di Zio in rapporto privilegiato con la Stati, affinchè si dessero le condizioni normative che il senatore Di Stefano sapeva essere attese dai Di Zio, poichè era stato loro promesso l’affidamento senza gara pubblica dell’appalto per la costruzione e gestione dell’inceneritore".

La posizione della Stati La Stati è indagata per favoreggiamento, perchè, sentita dai pm come persona informata dei fatti e sulle pressioni ricevute, "eludeva le investigazioni in ordine al delitto di corruzione". Ma Di Stefano è finito nel mirino degli investigatori anche per la vicenda dei rifiuti nel Chietino in merito alla discarica di Lanciano. Per i Pm sarebbe responsabile dell’allontanamento dai vertici del Consorzio Comprensoriale di Lanciano di Riccardo La Morgia, peraltro uomo di area di centrodestra. La Morgia aveva avviato nel 2009 una azione per ridurre le tariffe ai comuni e di conseguenza alla popolazione e per realizzare un impianto di biocompostaggio che "avrebbe reso antieconomico" quello dei Di Zio a Casoni (Chieti). Pertanto "i Di Zio avevano interesse a sostituire La Morgia con persona disposta a fare i loro interessi anzichè quelli della collettività", e inoltre a modificare una legge regionale che imponeva il 40% di raccolta differenziata che avrebbe reso "impossibile la realizzazione del piano delittuoso". In questo caso è coinvolto anche l’assessore Venturoni che avrebbe esercitato sulla Stati "indebite pressioni". Sia Venturoni che Di Stefano e Tancredi avrebbero poi chiesto al senatore marsicano e coordinatore abruzzese del Pdl, Filippo Piccone (non indagato), a sua volta interessato alla costruzione di un inceneritore, di "non intralciare il progetto delittuoso".

Pastore: aperta la caccia ai politici del Pdl "Esprimo vicinanza e solidarietà a Venturoni, ai colleghi senatori Di Stefano e Tancredi ed al sindaco Brucchi. Le procure abruzzesi di L’Aquila e di Pescara hanno intrapreso tra loro una vera e propria gara a caccia degli uomini del Pdl, sostituendo i fatti con delle fantasie. Si sono alzati in volo gli avvoltoi del centro sinistra sperando di sentire odore di cadaveri eccellenti", dice Andrea Pastore (Pdl), componente della commissione bicamerale Antimafia, e coordinatore Pdl per la regione Abruzzo. "Dopo il flop dell’inchiesta aquilana sull’assessore Stati (comunque dimessa dalla sua carica 'manu militari') e di quello su Abruzzo Engineering - aggiunge - tocca ad un galantuomo qual è l’assessore Venturoni, provare l’umiliazione di una pena restrittiva, proprio lui impegnato a rivoluzionare con il presidente Chiodi, e con l’intero centro-destra, la Sanità abruzzese vero cancro del sistema Abruzzo. Si vuole forse che anche Venturoni tolga il disturbo? Mi auguro che quella parte della magistratura abruzzese più responsabile consideri che così operando si rischia di disonorare chi senza colpe esercita il mandato politico ma anche di rinviare ’sine diè il momento in cui l’Abruzzo potrà riprendere il cammino dello sviluppo". "Si faccia presto a chiarire i fatti contestati agli inquisiti, ma sin da ora - continua - posso testimoniare che il presunto favore ricevuto da Forza Italia per la locazione della sua vecchia sede di Pescara è assolutamente inesistente e sarebbe stato facilissimo verificarne l’infondatezza con un semplice accesso di polizia giudiziaria. Se di questo livello sono anche gli altri fatti contestati - conclude Pastore - credo che l’inchiesta non abbia le gambe per camminare e che il centro-destra, ed in primis il presidente Chiodi dovranno continuare, senza tentennamenti o esitazioni nel percorso intrapreso".

Chiodi: aspetto di conoscere i fatti "Aspetto di conoscere gli atti e le motivazioni degli inquirenti.

Pertanto, al momento, posso solo esprimere una fortissima solidarietà a Lanfranco", dice il presidente  Gianni Chiodi, in merito alla vicenda giudiziaria.

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