RomaPrima, la nota gelida del Quirinale: «La presidenza della Repubblica non ha mai ricevuto e non ha quindi potuto esaminare il decreto sui rifiuti in Campania. Si riserva perciò ogni valutazione». Poi, la stroncatura confezionata dagli ispettori mandati dalla Ue: «Dopo due anni la situazione non è molto diversa. La spazzatura è per le strade e non cè ancora un piano di trattamento per la raccolta differenziata». E infine, anche lallarme della Società italiana di igiene: «Serve un intervento immediato perché a Napoli il pericolo sanitario può trasformarsi in un rischio serio per la salute».
Nel giro di due ore, tre cartellini rossi contro il governo e gli enti locali per come stanno gestendo il caso-munnezza. Una bocciatura che a molti appare ingenerosa, visti gli sforzi del 2008 e sentite pure le parole del presidente della Regione. «Per ventanni non si sono fatti impianti e non si sono aperte discariche - spiega Stefano Caldoro -, adesso non si possono pretendere miracoli. Per uscire dalla crisi strutturale servono almeno tre anni».
Certo, la situazione sul campo non è tra le migliori. Napoli è ricoperta da 2.900 tonnellate di sacchetti grigi e il decreto della settimana scorsa, che ha provocato un corto circuito nel Pdl campano con il corollario delle quasi dimissioni di Mara Carfagna, sembra sparito nel nulla. Unica traccia, una e-mail spedita in serata da Palazzo Chigi, dopo la nota del Quirinale, con dentro solo «uno schema» del provvedimento. Da qui lirritazione del Colle, una presa di distanza che Giorgio Napolitano ha voluto ufficializzare attraverso un comunicato di poche righe. Il testo, si legge, che «sarebbe stato definito dal governo», non è mai arrivato al Quirinale «né prima né dopo la riunione del Consiglio dei ministri di giovedì 18 novembre». Succede spesso che, per motivi tecnici o «di raccordo» tra vari ministeri, passino diversi giorni prima che i decreti vengano spediti al capo dello Stato. Stavolta si è preso nelle nebbie e nei contrasti interni. Resta il giallo di un provvedimento controverso, già cambiato più volte in corso dopera, teatro di un braccio di ferro sulle competenze tra Regione e Province, frenato dai dubbi di Tremonti sulla copertura economica, finito forse in un freezer. Senza il via libera di Napolitano non potrà però essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e applicato.
Se mai arriverà. Il (presunto) decreto introduce «misure per accelerare la realizzazione di termovalorizzatori», attribuisce al governatore Caldoro «poteri commissariali» per «superare la criticità rifiuti» e contiene «la cancellazione delle discariche di Terzigno-Cava Vitiello, Andretta, Serre-Valle della Masseria». Per i lavoratori dei Consorzi in esubero, viene «autorizzato l'accesso alle procedure di mobilità». E vengono «stanziati fondi a valere sul Fas per la copertura degli oneri per l'impiantistica e le misure di compensazione ambientale». Questo in sintesi il dl. Prima di firmarlo, il presidente «si riserva ogni valutazione».
Riserve e prudenze che non hanno avuto gli ispettori della Commissione europea. «Il ciclo virtuoso che chiediamo da tempo - dice il capo delegazione Pia Bucella, responsabile della direzione generale Ambiente della Ue - ancora non si vede. Il quadro è lo stesso di due anni fa. Noi siamo favorevoli a liberare i fondi non appena ci sarà un piano di gestione. E non basta un programma sulla carta, deve essere realizzato fattivamente».
Niente raccolta differenziata, niente soldi. E nemmeno consigli: «Non toccano a noi le scelte, a noi spetta garantire che la nuova direttiva sui rifiuti, che entra in vigore il 12 dicembre e che lItalia ha recepito, venga pienamente rispettata».
Rifiuti, lirritazione di Napolitano «Mai ricevuto il testo del decreto»
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