da Roma
Lestate scorsa era un manipolo di dissidenti, ridotti a otto nelle ultime battute del voto al Senato e poi sostanzialmente azzerati dalla decisione del governo di porre la fiducia. Ma questa volta il sì al rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan parte molto più in salita. Il caso Vicenza, lok di Romano Prodi allampliamento della base Usa, è stato lelemento scatenante di nuove proteste sulla politica internazionale dellItalia. Parlamentari che avevano votato sì sei mesi fa alla missione a Kabul tappandosi il naso, ora vogliono recuperare la loro linea di condotta degli anni passati. Angelo Bonelli, dei Verdi, chiede un immediato vertice dell'Unione, una serie di parlamentari, tra cui Elettra Deiana e Francesco Martone, hanno scritto una lettera a tutti i colleghi del centrosinistra per chiedere che venga «sostenuta» e «ripresa» la proposta del ministro degli Esteri Massimo DAlema di una Conferenza di pace. In questi mesi, scrivono, «si è perso del tempo prezioso».
Anche Gennaro Migliore, capogruppo del Prc alla Camera, sembra meno accondiscendente di sei mesi fa sul tema Afghanistan: «Dovremo valutare - dice - quale sia latteggiamento del governo sia in sede internazionale che in quella nazionale». Ma non ci saranno partite di scambio con il caso della base Usa di Vicenza. «Non è in atto nessuna ritorsione sullAfghanistan», precisa Giovanni Russo Spena, capogruppo in Senato. Anche se, aggiunge, «è ovvio che la decisione di Prodi rende più difficile il clima nella coalizione». Il Prc chiede segnali di «discontinuità» sullAfghanistan. Che vuole dire pensare a un ridimensionamento, o a un ritiro.
Allinterno del partito annunciano già il loro «no» al rifinanziamento il senatore Fosco Giannini e il deputato Salvatore Cannavò, portavoce di Sinistra Critica: «Diciamo al governo - avverte Cannavò - che in nessun modo voteremo per il rifinanziamento della missione in Afghanistan. È lunico modo per invertire la tendenza alla guerra».
La lettera-appello sullAfghanistan a tutti i parlamentari dellUnione è stata firmata da tre diessini della sinistra della Quercia, Piero Di Siena, Silvana Pisa e Giorgio Mele, oltre che da Loredana Petris dei Verdi e da Deiana e Martone di Rifondazione. Laumento del contingente americano in Irak e l'azione degli Stati Uniti in Somalia, scrivono i parlamentari, «costituiscono tutti segnali evidenti di un aggravamento della crisi internazionale».
La «posizione italiana sullAfghanistan» deve da un lato tenere conto di questo scenario, e dallaltro «muoversi più esplicitamente in coerenza con l'ispirazione generale della politica estera praticata nel nostro Paese».
I sei deputati chiedono una riunione di maggioranza perché, dicono, «dopo lultimo rifinanziamento della missione militare in Afghanistan si è perduto, a nostro avviso, del tempo prezioso a realizzare la svolta che ci sembra necessaria».
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