Rifondazione, stop ai candidati «No a De Bortoli e Veronesi»

Rocchi: «Non rappresentano la sinistra radicale». E nei Poli è scontro sulle primarie per il candidato sindaco

Sabrina Cottone

Chi correrà per diventare il prossimo sindaco di Milano? La domanda, che circola ormai da tempo, diventa ufficiale con l’apertura del Cantiere dell’Unione, il laboratorio di caccia al programma e al candidato che ha debuttato ieri sera nei saloni di Palazzo Marino. E il nome Cantiere non potrebbe essere più azzeccato: nel centrosinistra i lavori sono in corso non solo per scegliere il candidato ma anche per decidere come sceglierlo. E Filippo Penati, in missione speciale dai palazzi della Provincia, la fa da padrone: «Sì alle primarie per legittimare un progetto di governo e un candidato. Primarie per unire e non per dividere. Nessuno è in grado di escluderle».
I partiti, volenti o nolenti, non possono che abbozzare. Ds e Margherita pieni di dubbi, Rifondazione Verdi e movimenti favorevoli, socialisti assolutamente ostili. «Il tempo del candidato non è adesso. Non sono contrario ma non si può decidere ora se farle» dice il coordinatore provinciale dei Ds, Franco Mirabelli. Carlo Cerami, coordinatore della segreteria diessina, invita a non creare inutili divisioni: «Le primarie sono uno strumento utile se è condiviso da tutti. Indirle adesso non avrebbe senso». Tutto il contrario di quel che sostiene Rifondazione comunista. «La data delle primarie va fissata subito in modo che cadano entro la fine dell’anno» è l’opinione del segretario cittadino del Prc, Augusto Rocchi. «Sono assolutamente favorevole alle primarie» dice anche Basilio Rizzo, leader del movimento cittadino Miracolo a Milano. Nando Dalla Chiesa dice no a nome della Margherita: «In questo momento non c’è bisogno delle primarie. Se troviamo un candidato che va bene per tutti, perché mai bisognerebbe farle?». Taglia cortissimo il segretario provinciale dello Sdi, Nando Vertemati: «La vicenda delle primarie è un imbroglio».
È chiaro che dietro il dibattito c’è anche il candidato che ciascuno ha in mente. Secondo Mirabelli deve essere «milanese e scelto a Milano, può essere un politico o un esponente della società civile». E il capogruppo ds, Emanuele Fiano, aggiunge: «Non vogliamo candidati decisi a Roma e calati dall’alto, vogliamo essere noi a decidere. Se con le primarie o no, diventa secondario purché non siano tra quindici candidati ma tra due o tre». Rifondazione dà l’altolà. Rocchi è esplicito: «Se qualcuno pensa a candidature della borghesia democratica come Ferruccio De Bortoli, sappia che non rappresentano l’area della sinistra radicale. E meno che mai la rappresenta Veronesi».
Il dibattito è acceso e controverso anche nel centrodestra, dove l’azzurro Maurizio Bernardo ha proposto le primarie, incassando il no del capodelegazione degli assessori di Forza Italia, Bruno Simini. Dopo che Roberto Formigoni ha chiesto le primarie nel caso in cui Berlusconi non si ricandidasse a premier, a Milano è sceso in campo Maurizio Bernardo: «Vedo che autorevoli dirigenti di Forza Italia esprimono il desiderio di candidarsi come sindaco. Qualora Letizia Moratti decida diversamente, sarebbe opportuno che anche per il Comune ci siano le primarie». La causa scatenante della polemica è la candidatura di Tiziana Maiolo, ma l’obiettivo è più ampio: stabilire che il candidato non sia deciso altrove. L’uscita di Bernardo divide Forza Italia e la Cdl.

Se il capogruppo azzurro a Palazzo Marino, Manfredi Palmeri, è possibilista, così come Stefano Di Martino di An, il capodelegazione degli assessori di Forza Italia è di un’altra opinione. «Sono abbastanza contrario, perché tra le responsabilità di chi fa politica c'è anche la scelta dei candidati» sostiene Bruno Simini.

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