da Roma
Il Trattamento di fine rapporto deve andare totalmente allInps. Non basta il 50 per cento dellinoptato, cioè delle quote che i lavoratori hanno deciso di non dare ai fondi pensione. Alla previdenza integrativa non deve andare nulla. Niente nemmeno alle aziende che non dovrebbero tenere le quote accantonate per la «liquidazione» dei dipendenti. La proposta più radicale in fatto di Tfr è arrivata da Rifondazione comunista. Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera del partito di Fausto Bertinotti ha spiegato a Radio Radicale che «il 100 per cento del Tfr deve essere accantonato presso la Tesoreria e gestito dall'Inps anche perché faccio notare che la maggior parte delle piccole imprese, che fallisce grazie anche ad una legge introdotta da Tremonti che facilita il ricorso alla procedura fallimentare, fa perdere soldi ai lavoratori e aggrava il bilancio dellInps che deve a sua volta ripianare il Tfr che i lavoratori avevano accantonato presso le imprese di provenienza e che con il fallimento non sono più costrette ad erogare». Unargomentazione in grado di fare arrabbiare in un colpo solo i piccoli imprenditori, accusati di fallire e incassare le quote dei lavoratori, ma anche i sindacati che sul lancio della previdenza integrativa continuano a scommettere.
Difficile capire se le ragioni di Migliore riguardino il merito della questione. Perché la sua potrebbe anche essere una tattica per limitare loffensiva degli industriali e dei sindacati, che stanno chiedendo - e sicuramente otterranno - modifiche del Tfr in direzione opposta. Ad esempio escludendo le piccole e medie imprese dallobbligo di dare allInps il 50 per cento delle quote che rimarranno in azienda.
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