da Roma
Guglielmo Epifani frena sulla riforma dei contratti. E, di fatto, respinge gli inviti che in questi giorni Cisl, Uil e anche Confindustria hanno rivolto a Corso dItalia. Lo stop della Cgil è arrivato ieri alla conferenza organizzativa della Cisl sotto forma di questione metodologica. Epifani si è detto convinto che serva una «verifica sul modello del 23 luglio», ma ha chiarito che a prendere liniziativa dovrà essere il governo, «chiamando al tavolo tutte le parti sociali».
Un percorso inverso rispetto a quello individuato da Cisl, Uil e da viale dellAstronomia. I segretari delle altre due sigle confederali, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, hanno ribadito alla stessa assise della Cisl di attendersi in tempi brevi la convocazione di Confindustria. Perché laccordo riguarda le parti, mentre lesecutivo dovrà solo «benedire lintesa».
Martedì Montezemolo aveva annunciato una convocazione a breve, facendo capire di essere pronto ad andare avanti anche senza Cgil. Ieri la doccia fredda di Epifani. E la replica di viale dellAstronomia, affidata al direttore generale Maurizio Beretta: «Sono le parti che devono identificare i punti su cui intervenire». Un segnale che gli industriali hanno deciso di andare avanti comunque. Tanto che presto, forse già oggi, il vicepresidente Alberto Bombassei, convocherà i sindacati. Sulla stessa linea anche Confcommercio con il presidente Carlo Sangalli schierato per unintesa tra le parti sociali.
Il metodo indicato da Epifani in realtà non ha convinto nemmeno il governo. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha ribadito che la contrattazione è «prerogativa delle parti sociali», precisando comunque che lesecutivo è pronto a fare un «tutoraggio». Palazzo Chigi, osservavano fonti sindacali, non si può fare carico di una partita come quella dei contratti, che vede riformisti e sinistra antagonista su fronti opposti.
Ieri Confindustria si è occupata anche di pensioni.
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