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Riforma Onu, altro no ai piani nippo-tedeschi

da Sirte (Libia)

Non c’è solo la povertà fra i temi in agenda discussi ieri dall’Unione africana (Ua) e trasformati in richieste agli otto Grandi che si riuniscono oggi in Scozia per il vertice del G8. L’attenzione dei Paesi africani - che saranno rappresentati a Gleneagles dai presidenti di sette Stati - resta concentrata anche su un’altra questione fondamentale per gli equilibri internazionali: la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Proprio ieri è giunta da Sirte, in Libia, dove si sono riuniti i capi di stato e di governo dell’Ua, la richiesta di affidare a Paesi africani due seggi permanenti con diritto di veto in seno al Consiglio e cinque seggi non permanenti. Il compromesso è stato raggiunto, superando rivalità e problemi interni, proprio in vista dell’incontro in corso in Scozia tra i leader delle principali potenze mondiali che, a margine delle decisioni sul debito africano, affronteranno anche la questione della riforma al Palazzo di Vetro. L’Unione Africana non ha ancora stabilito quale fra gli otto candidati (Sudafrica, Nigeria, Angola, Egitto, Senegal, Libia, Kenya e Gambia) beneficerà del traguardo qualora la richiesta africana venisse accettata. «Prima di discutere, dobbiamo essere sicuri di ottenere i due seggi, poi decideremo per chi», ha detto il ministro degli Esteri ruandese Charles Murigande, tralasciando il tema delle rivalità fra i Paesi africani che si contendono il traguardo.
«La posizione comune di 43 Paesi africani apre quindi un nuovo fronte di negoziato e dialogo sulla riforma e rende improbabile la messa al voto alla riunione dell’Assemblea generale del prossimo 13 settembre», ha detto il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, appena rientrato dalla Libia, dove ha anche lui partecipato al vertice degli Stati africani.
Intanto ieri è arrivato a Brasilia il ministro degli Esteri Gianfranco Fini per incontrare il suo omologo Celso Amorim e il presidente Luis Inácio Lula da Silva. Tra i temi in discussione - oltre ai rapporti bilaterali fra i due Paesi e la posizione giudiziaria di Achille Lollo (per il rogo di Primavalle) ci sarà anche quello della riforma dell’Onu, sul quale Brasile e Italia hanno posizioni opposte. L’Italia cerca infatti da tempo di contrastare la richiesta del G4 (Germania, Giappone, Brasile e India) di allargare da cinque a undici il numero dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e di assicurarsi così anche l’ingresso per loro.
Anche il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, da Strasburgo, è intervenuto ieri sulla questione spingendo perché l’Europa possa ottenere un seggio unico.

«Soltanto unita l’Europa potrà incidere sugli equilibri internazionali - ha detto il capo dello Stato - e per questo il Parlamento europeo si è posto da tempo il problema della rappresentanza unitaria dell’Europa alle Nazioni Unite».

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