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Riforma pensionistica? Il governo frena: c'è già

Il ministro Fornero esclude interventi drastici: "Il percorso è stato fatto dal precedente esecutivo, ora accelerare"

Riforma pensionistica? Il governo frena: c'è già

Roma - La riforma delle pensioni? Gia fatta. Al massimo bisogna accelerare un po’ i tempi. Le parole di Elsa Fornero sono piaciute persino a Stefano Fassina, il responsabile economico del Pd che l’ala liberal del partito vorrebbe licenziare perché troppo a sinistra. La Cgil ha spedito alle agenzie una nota di due pagine a sostegno del governo su una dichiarazione nella quale il neo ministro, peraltro, ha riconosciuto le cose fatte dai precedenti esecutivi, compreso quello di Silvio Berlusconi. La prima uscita pubblica del ministro da subito indicato come la punta avanzata dell’azione riformista di Monti, insomma, è stato all’insegna della prudenza. Persino Vendola ne ha apprezzato la «moderazione».

Ma andiamo con ordine. La responsabile del Welfare è intervenuta via videoconferenza da Torino all’assemblea degli artigiani della Cna e ha parzialmente rotto il silenzio sul compito più importante del suo dicastero: il percorso della «riforma delle pensioni - è la tesi di Fornero - è stato largamente già fatto». Ed è uno degli elementi positivi, sui quali può contare il Paese. Cioè le riforme ci sono e il sistema è praticamente in equilibrio. Tesi sostenuta dai sindacati, ma a suo tempo anche dal governo di centrodestra quando la Lega Nord fece pesare la sua contrarietà ad ogni intervento e l’esecutivo Berlusconi venne per questo attaccato da chi sosteneva non fosse in grado di fare le riforme che necessitano al Paese.

Nelle parole di Fornero, la Cgil ci ha visto la conferma che «gli interventi sulla previdenza, di cui tanto si parla, non saranno orientati né a fare cassa, né ad appesantire ulteriormente la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori». Maurizio Zipponi, esponente dipietrista ed ex sindacalista Fiom, il timbro su un «sistema è in equilibrio». Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro ed esponente Pd e autore di proposta di legge simile a quella di Fornero anche se più morbida, lo interpreta come un avvicinamento alle sue posizioni. Insomma ha cantato vittoria il fronte non vuole che la spesa previdenziale diminuisca, probabilmente confortato dalle voci che rimbalzavano da Bruxelles a proposito di una correzione dei conti meno drastica rispetto a quella annunciata.

Non è d’accordo Giuliano Cazzola, esponente del Pdl esperto di pensioni, secondo il quale «il sistema ancora non è in equilibrio perché la spesa previdenziale italiana è ancora più alta rispetto alla media Ue». Fornero, secondo Cazzola, sta «stringendo i bulloni», non sta rinunciando alla sua riforma. Semmai vuole capire cosa fare «nel medio termine». Il ministro alla platea della Cna, ha effettivamente precisato che adesso il percorso delle riforme «potrà vedere accelerati i tempi». Non ha indicato come, ma è il segno che il governo di Mario Monti intende muoversi lungo il solco degli altri interventi sulla previdenza, più che percorrere strade nuove.

Parole identiche nella sostanza a quelle pronunciato pochi mesi fa dall’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Il sistema previdenziale è «sostenibilissimo» è stato «già riformato» e l’unico intervento «potrebbe interessare la transizione». Allora era la premessa per interventi morbidi sugli scalini e a un’accelerazione dell’aumento della vecchiaia per le donne che sarebbe rimasta comunque graduale. Queste misure sono effettivamente uscite dai cassetti del precedente governo e rientrate nell’agenda di Fornero, insieme a una stretta delle quote. A pretenderle è stata la Ragioneria dello Stato che ha dubbi sulla sostenibilità di un sistema, come quello con l’uscita flessibile, basato in gran parte su una scelta volontaria dei lavoratori.

Fornero ha parlato anche di Fiat garantendo l’impegno dell’esecutivo. «Il governo segue con grande attenzione il caso Fiat ed è pronto, pur nel rispetto delle autonomie, ad offrire un contributo costruttivo se richiesto nella composizione della vicenda». Anche in questo caso, parole apprezzate a sinistra e lette, sempre da Fassina, come un segnale per «riapertura» del dialogo con le parti sociali.

Segno, quindi, del ritorno della Cgil.

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