Pechino - Nemmeno un goccio di vino. Le ha fatto bene andare ad acqua. Non ci avrebbe mai creduto. Ma ora la medaglia vale la buona abitudine. Allora brindisi a champagne? «Che dite? A dolcetto». Dolcetto delle sue parti. Cuneo e dintorni. Diciamo Robilant, leggasi Limone Piemonte. Elisa Rigaudo ha lo charme da piemontese del crottino, minuta e forte. Buongustaia anche. Nonostante la dieta.
Senza vino ha perso tre chili in tre mesi, ma ha guadagnato una storia da raccontare. La medaglia di bronzo vale di più, nonostante i prezzi del vino. Ieri mattina Pechino era come la raccontavano prima di vederla: pesta e nera. Non per lo smog, ma per le nuvole che buttavano giù acqua a secchi. Ideale per alimentare la leggenda della marciatrice astemia: acqua a tavola, acqua in testa, sul corpo, carburante naturale per non soffrire il caldo. «Vado meglio col fresco». Il resto lo hanno fatto grinta e tattica. Ha lasciato andare Olga Kaniskina, la russa che filava come un treno, ha intravisto la norvegese Platzer, ha tenuto il suo passo aspettando di veder cadere avversarie come frutti dall’albero. È tipico della marcia: c’è chi vien squalificato perchè corre e chi scoppia. «Ho ascoltato i consigli di Damilano, avevo alle spalle 5800 km, sapevo che al mio passo sarei salita sul podio». E così è stato: 16ª medaglia della marcia alle Olimpiadi, 43ª per Sandro Damilano, tecnico e collezionista di una storia cominciata a Mosca ’80.
Elisa ora la racconta facile, dice che la prossima tappa sarà l’oro a Londra, ma c’è molto di più dietro questa passeggiata sotto la pioggia. Un bronzo agli Europei 2006, qualche sofferenza. Tipico esemplare del marcia che ti passa: combatte l’ematocrito basso, che manderebbe in fuori giri anche una casalinga sedentaria. Ad ogni gara il rischio di finir prima la benzina. Quest’anno si è aggiunta una bronchite allergica. «Finivo ogni gara con problemi di respiro. Finalmente gli esami hanno smascherato un’asma. Risolto il problema è stato un altro vivere. Uso un antiasmatico regolarmente denunciato, un osteopata mi ha aiutato con prodotti naturali».
Anche quest’anno è andata a rigenerare l’ossigeno nel sangue in cima al mondo: in alto, ai 3900 metri delle montagne dell’Ecuador. Jefferson Perez, il campionissimo di quelle parti, ha fatto da padrone di casa. «Tra i 2500 m e i 3900 mi allenavo poco. Ma è servito. Ora la mia emoglobina segna 13. In passato è stata 12 o anche 11,5». Quando il valore medio per una donna è tra 12 e 16.
Tutto è bene quel che finisce bene. E ieri Elisa è entrata nello stadio con la felicità negli occhi. E un piccolo spavento. «Non ho sentito la campana, mi sono detta qui devo fare un altro giro, ma io sono morta. Stramazzo».
Rigaudo di bronzo nella marcia sott’acqua "Ora datemi il vino"
La disciplina più povera salva (ancora) l’atletica azzurra con l’allieva di Damilano: "Sono stata astemia per 3 mesi, adesso voglio il Dolcetto"
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