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Rignano, un paese spaccato tra minacce e voglia di vendetta

Inascoltati gli appelli alla pace del parroco. Una maestra: «Non bastano le scuse». Un papà: «Meglio farsi giustizia da sé». Il prefetto rinforza la vigilanza

Rignano, un paese spaccato tra minacce e voglia di vendetta

nostro inviato a Rignano

Le mamme piangono, i papà s’infuriano, le creature tornano a scuola, ecco il family-day della via Flaminia. Antonella indica la riga che corre lungo tutta la fiancata di sinistra, uno sfregio sulla vernice azzurra metallizzata. «Ma la ferita vera - dice - è quella che hanno fatto a mio figlio. E non è finita. Sono già cominciate le telefonate anonime, abbiamo paura». È «segnata» anche la bambina di Valeria. «Non parlo dei segni psicologici - spiega - ma di quelli fisici, documentati dalle perizie, refertati dai medici. E ora ci vorrebbero dire che non è successo nulla?». Ugo invece da 48 ore pensa a qualche gesto clamoroso: «Era meglio farsi giustizia da soli. Se abbiamo fiducia nella magistratura? Speriamo almeno di non finire noi sotto processo».
Gli ex-orchi invece sono al Bar dello Sport, dove Alfredo, il marito della maestra Silvana Magalotti, offre un cicchetto a chi passa. «Ci è stata d’aiuto la solidarietà di tanta gente. Ringraziamo tutti». Ma sua moglie non si accontenta di festeggiare e dei tanti fiori ricevuti: «Qualcuno ci dovrà venire a chiedere scusa. E qualcuno dovrà togliere i bambini dalle mani di quei genitori». Pure Marisa Pucci è ancora su di giri: «È come se la scuola, che è stata l’amore di tutta la mia vita, mi avesse pugnalato alle spalle. Chi pagherà per questa follia?».
Don Enrico Rocchi giovedì sera, quando il tribunale del Riesame ha scarcerato gli accusati, ha fatto suonare le campane della chiesa dei santi Vincenzo e Anastasio. Ora al vespro il parroco pronuncia dal pulpito parole per un’improbabile conciliazione: «Il Signore ridoni a questo nostro paese tanta fratellanza, nessuno escluso». E legge un passo del Vangelo di Giovanni: «Abbiamo bisogno di sentirci amici anche nel momento del difetto e del peccato. Dobbiamo amarci come Dio ci ama, sempre pronto a darci una mano e una nuova occasione per riprendere il cammino».
Pure Ottavio Coletta, il sindaco «imparziale», invita tutti a darsi una calmata. «Rivolgo un appello ad abbassare i toni, nel rispetto di tutti. Lo chiedo agli organi di comunicazione, fate un passo indietro e lasciateci in pace». Sarà molto difficile, visto il numero di telecamere appostate davanti all’asilo e le condizioni della piazza del municipio, trasformata in un set televisivo permanente. Forse è dal 972, da quando l’imperatore Ottone I venne in visita in questo feudo dei Borgia, che a Rignano Flaminio, settemila abitanti a 42 chilometri da Roma, non vedevano tante persone. «Ma la situazione - insiste il sindaco - deve normalizzarsi in fretta, la temperatura deve raffreddarsi. Di cose ne sono state dette e fatte tantissime. C’è troppo nervosismo, la gente adesso deve essere lasciata serena. Soprattutto i nostri bambini, che in questo momento stanno soffrendo più di tutti».
Don Rocchi dice messa «per tutti» e Lina Pellegrino, maestra della «Olga Rovere» chiede di pregare «per i nostri colleghi ingiustamente accusati e anche per i genitori». «Ora - spiega - dopo aver tirato un sospiro di sollievo, deve aprirsi la fase del dialogo. È nostra intenzione incontrare i padri e le madri di quei bambini, sederci tutti insieme attorno a un tavolo con esperti competenti. I disagi dei bimbi sono reali, dobbiamo fare uno sforzo per capirli. Forse è vero che qui a Rignano c’è la pedofilia, ma certo non dentro l’asilo». E oggi per la festa della mamma, che il comune celebrerà con una manifestazione nei «giardini della pace», si tenterà la riconciliazione tra le due anime del paese.
Parole di saggezza, frasi ecumeniche, iniziative unitarie. Ma il tessuto di Rignano, il giorno dopo le scarcerazioni, appare inesorabilmente strappato. Due gruppi, due partiti, due clan. La divisione tra innocentisti e colpevolisti stavolta non è una disputa accademica, ma una vera ferita sociale che attraversa le coscienze, e le parentele. Tensioni, minacce, rancori. Dopo gli striscioni e i caroselli in piazza, adesso si temono ripicche e vendette. Achille Serra, il prefetto di Roma, ha disposto il rafforzamento dei controlli. Persino la giunta comunale rischia la crisi.
All’asilo, a parte le due auto dei carabinieri, sembra un giorno come un altro. Dopo due mesi è tornata la preside Loredana Cascelli che racconta che «i bambini sono sereni». All’uscita alle 13,30 hanno cuori e disegni per la festa della mamma. L’associazione dei genitori non vuole mollare la trincea.

«Noi non abbiamo puntato il dito contro nessuno - dice il presidente Simone Rocchini - però vogliamo sapere la verità. Questo si è dimostrato un paese omertoso». E la sua vice, Arianna Di Biagio: «L’aria è parecchio pesante. Comprendo i festeggiamenti, non le offese a chi sta vivendo un terribile dramma. Serve rispetto».

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