Roma

Rignano, tutto il paese con il fiato sospeso

Resteranno in carcere o torneranno in libertà? Oppure verranno concessi gli arresti domiciliari ai presunti pedofili di Rignano Flaminio? Grande attesa nella cittadina a nord della capitale per la decisione del Tribunale del Riesame, riunito in camera di consiglio dalle 9.30 di ieri mattina, sulla richiesta di scarcerazione. Sul tavolo dei giudici romani le carte giudiziarie, ovvero il maxifascicolo della Procura di Tivoli sull’inchiesta che ha scioccato l’Italia.
Protagonisti, loro malgrado, un gruppo di 16 bambini dai 3 ai 5 anni, alunni della materna comunale Olga Rovere. Con gesti e racconti avrebbero denunciato una serie raccapricciante di abusi sessuali e violenze subiti durante l’anno scolastico 2005-2006. Fra questi la somministrazione di sostanze psicotrope, tranquillanti. Presunti colpevoli tre maestre, Marisa Pucci, Silvana Candida Magalotti, Patrizia Del Meglio, suo marito Gianfranco Scancarello (autore televisivo), la bidella Cristina Lunerti e un benzinaio cingalese, Kelum Weramuni de Silva. Accorpato all’ultimo momento anche il fascicolo riguardante la Lunerti. A esaminare la posizione degli indagati un collegio di magistrati presieduto da Bruno Scicchitano. Assenti gli avvocati Franco Merlino e Antonio Cardamone, i legali che assistono i genitori di alcuni bambini, non ammessi in aula perché difensori di parte civile.
Una minisentenza che tiene col fiato sospeso migliaia di cittadini, colpevolisti e innocentisti. La tensione si taglia con il coltello per le strade di Rignano, nel bar della piazza, davanti al Comune. Il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra, assieme all’assessore alle Politiche sociali Claudio Cecchini, ha ricevuto a Palazzo Valentini il sindaco Ottavio Coletta. Incontro che, assieme a quello previsto con il prefetto Achille Serra, è finalizzato a riportare la serenità in una comunità a dir poco sconvolta. Settemila abitanti «dilaniati» dalla triste vicenda e sulla quale lo stesso primo cittadino chiede di mettere la parola fine abbattendo il plesso e ricostruendolo ex novo. Nel frattempo proseguono i lavori della task-force di esperti insediata da lunedì. Una squadra di psicoterapeuti voluta da Provincia, Regione e Asl per formulare proposte di sostegno alla popolazione. «Il caso Rignano dovrà diventare il progetto integrato Rignano - spiega l’assessore regionale alla scuola Silvia Costa -. Bisogna evitare la psicosi, in tante scuole molti insegnanti non vogliono più accompagnare i bambini in bagno e dare loro la mano». Marialori Zaccaria, presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio, spiega che gli «specialisti dovranno operare sulla scuola, occuparsi dei bambini, abusati e no, delle famiglie e dei parenti delle persone indagate, perché qui va ricucito un intero tessuto sociale». A cominciare dai genitori che hanno denunciato ai carabinieri i presunti orchi. «Da oltre un anno viviamo un incubo - dicono -, in paese siamo emarginati, additati come pazzi o visionari se non complottisti». «Vogliamo sapere cosa è accaduto ai nostri bimbi - continuano -. Non entriamo in merito all'indagine ma i nostri figli hanno subito abusi, stanno ancora male e non sappiamo se riusciranno a superare senza danni tutto quello che hanno vissuto». C’è chi parla di violenze e pressioni psicologiche, chi di veri e propri maltrattamenti.

Come una coppia che riferisce del loro bambino lasciato al freddo in pieno inverno, o quella che ricorda l’episodio del crocefisso dato alle fiamme e le minacce: «Se parli con mamma e papà brucerai all’inferno».

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