«Rimborsi gonfiati? Non importa, i medici sono bravi»

Avanti e indietro. Fuori piove e i pazienti entrano di corsa dentro la clinica Galeazzi. Nessuna incertezza o paura, il giorno successivo all'esplosione dell'ultimo scandalo della sanità lombarda che ha colpito un altro «figlio» del re Rotelli, i milanesi non ne sembrano turbati. Avanti e indietro. Uno dopo l'altro, c'è chi la spinge e chi la tira quella porta d'entrata, ma nessuno pare abbia rinunciato a entrarvi.
«Non sarà né la prima, né l'ultima - dice Chiara, 30 anni e un braccio ingessato -: questo è un ospedale proprio come tutti gli altri, se iniziamo a scandalizzarci non dovremmo più andare da nessuna parte». E poco le importa se l'alternativa potrebbe essere una struttura pubblica, «perché - continua - è stato il mio specialista a consigliarmi di venire qui, ha detto che è tra le migliori». E a osservare la lunghezza della coda di persone alle casse o fuori dagli ambulatori al pian terreno, si direbbe che sono in tanti a pensarla così. «Guardi io nel 2005 avevo avuto un'esperienza terribile a Monza - racconta Sergio, 65 anni, in pensione da un anno - poi sono venuto qui e mi sono trovato benissimo: mi hanno operato nel tardo pomeriggio all'ernia del disco e la mattina successiva, dopo la visita di controllo, mi hanno detto che potevo già tornare a casa, quindi non posso proprio dire che si siano approfittati del mio caso». Dopo quattro anni, ieri il signor Sergio è tornato per accompagnare le moglie a una visita specialistica: «qui è più comodo - spiega la signora - ci hanno dato l'appuntamento praticamente subito». Poco più in là, seduta sulle stesse sedie grigie della sala d'aspetto c'è Giuliana, 50 anni e una storia di problemi al ginocchio: «Per me invece è la prima volta, non ero mai venuta qui». L'altra sera ha saputo dell'arrivo di 32 avvisi di garanzia a medici e dirigenti del Galeazzi guardando la televisione, «ma non ho pensato neanche per un attimo di rinunciare alla mia visita, perché da quanto ho capito non si tratta di un caso simile a quello della Santa Rita, ma solo di cartelle cliniche modificate per gonfiare i rimborsi». Come a dire, «problemi della Regione se si fa fregare i soldi, l'importante è che i medici siano competenti». Perché lo scorso giugno invece, in via Catalani, già il giorno seguente all'esplosione del caso, molti pazienti avevano rinunciato ai loro appuntamenti.


«Vede quanto vado di corsa? - urla un'infermiera del quarto piano, mentre cammina a gran velocità sul pavimento di linoleum rosa chiaro -. Oggi è un giorno proprio come tutti gli altri». «Noi non ne sappiamo nulla - le fa eco una collega - nessuno ci ha detto niente, abbiamo scoperto di questo gran caos leggendo i giornali, proprio come voi».

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