Con la Rimet il calcio esce dalla preistoria

Il primo a mettere le mani sulla coppa del Mondo fu Abel La Fleur, orafo di Montmartre. Fu infatti dal suo laboratorio parigino che spiccò i1 volo l'angelo dorato, il simbolo dei più forti fino al 1970, quando si posò definitivamente sul suolo tricampeao del Brasile. Quell'angelo era intitolato a Jules Rimet, primo presidente della Fifa, in pratica l'organizzatore della coppa del mondo insieme a un altro francese, Henry Delaunay, uno col pallino dei tornei visto che a lui si devono anche i campionati europei. Insomma che cosa successe in quella coda di anni Venti? Il calcio prima della coppa del mondo era quello delle Olimpiadi, aperto dunque solo ai dilettanti. Poco, troppo poco per un movimento in crescita: serviva un torneo open. Anche alla Fifa per affermarsi nei confronti del Cio. Nel '29 a Barcellona si scelse l'Uruguay come prima sede dei Mondiali, cadeva il centenario dalla nascita di quel paese. «Inglaterra era la madre del futbol, pero Uruguay era el padre» dicevano a Montevideo. Al Cio se la presero così tanto che a Los Angeles, Giochi del '32, il calcio non avrebbe messo nemmeno piede. Alla prima edizione parteciparono tredici squadre, quattro furono le europee. Da allora, solo la guerra ha fermato i mondiali. La formula è cambiata, si è gonfiata fino quasi a esplodere, di calcio si parla sempre, troppo e ovunque, ma ogni quattro anni il rito si ripete, il mese che precede la partita inaugurale è come l'avvento.

Si contano i giorni e ogni volta si ripassa la storia: ci sono Leonidas e Meazza, poi Zamora e Ghiggia, Hidegkuti centravanti arretrato e la Germania dagli occhi spiritati, un imberbe chiamato Pelè e le gambe storte di Garrincha, il gol fantasma di Hunt e il bisturi del dentista Pak doo Ik, Italiagermaniaquattroatre e il calcio totale ma perdente dell'Olanda, l'Argentina dei generali e l'urlo mundíal di Tardelli, la magia di Diego Maradona e l'Africa che esce dal continente nero, la Francia che dopo una vita a perdere sale in Paradiso e infine il Brasile di Ronaldo. Figurine. Che abbiamo provato a far rivivere con chi c'era e in quell'album ha un posto fisso.

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