Non ci crederete, ma i radicali sono al governo. Non la sinistra radicale che ha perlomeno il merito di farsi sovente nominare: dico i radicali del fu Marco Pannella, il leader che può sopravvivere a tutto fuorché a se stesso. I radicali sono rientrati in Parlamento dopo dieci anni, e sono al governo per la prima volta dopo trenta: ma non lo sa nessuno.
Pannella ha deciso che affidabilità verso Prodi significhi paresi politica, subalternità a un governo che dei diritti civili se ne sbatte altamente. Ai radicali, per farsi notare, è restato da farsi pestare in Russia o da parlare per voce di Daniele Capezzone, tra i pochi che non faccia sembrare i radicali come una reliquia, l'unico radicale che a sinistra abbia criticato la politica economica, un ragazzo che avrebbe votato Sarkozy e che l'ha pure detto, insomma uno bravo come tutti sappiamo.
Ecco perché Pannella sta cercando in tutti i modi di farlo fuori: non perché Capezzone voglia o possa fargli le scarpe, figurarsi, ma perché Capezzone è la persona che il destino ha incaricato, suo malgrado, di far finalmente riuscire a Pannella l'agognato e perfetto e mai totalmente riuscito suicidio politico. Ci siamo quasi, Marco.
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