È durato poco il raffreddamento delle quotazioni petrolifere, che giovedì erano scese sotto i 63 dollari. Con un nuovo scatto ieri a New York, il Wti scadenza ottobre ha segnato un rialzo del 3,1% a 65,20 dollari. Le nuove tensioni sui prezzi vengono ricondotte alla sospensione delle esportazioni dall'Ecuador in seguito a proteste degli operatori del settore che chiedono la rinegoziazione dei contratti con le società straniere. Il Paese - ha ammesso il ministro dell'economia Madgalena Barreiro - sta facendo fronte a «un'emergenza economica» che ha portato anche alle dimissioni del ministro della difesa Solon Espinosa e alla sua sostituzione con l'ex generale Oswaldo Jarrin. Secondo gli analisti, il greggio sta provando ad avvicinare nuovamente i record toccati il 12 agosto scorso: 67,10 per il petrolio Usa e 66,77 per quello del Mare del Nord. In pochi si sbilanciano sul lungo periodo, ma su una cosa sembrano tutti d'accordo: la tendenza alla crescita dei prezzi continuerà almeno per tutto il 2005. Prevale quindi per il momento la linea rialzista di Goldman Sachs che prevede un greggio sopra i 60 dollari al barile fino alla fine del decennio, con picchi tra i 70 e i 100 dollari. Ma qualche ribassista comincia a farsi notare sul mercato e a sostenere che ormai i massimi sono stati toccati.
Il più illustre è Warren Buffett: il finanziere, proprio sulla scommessa che i prezzi dell'oro nero abbiano già raggiunto il top, ha deciso di cedere il pacchetto di due miliardi di titoli detenuto in Petrochina, la maggiore società petrolifera cinese.
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