Gian Maria De Francesco
da Roma
«Molti indicatori evidenziano che la ripresa nellarea euro è reale. Non ancora duratura, ma vera». Il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquín Almunia, ha manifestato un moderato ottimismo sulle condizioni attuali delleconomia di Eurolandia, ma le minacce alla stabilizzazione della crescita non sono del tutto superate. «Si tratta - ha spiegato - soprattutto di fattori esterni. Non si può escludere un ulteriore rialzo dei prezzi petroliferi né tantomeno che gli squilibri delleconomia globale possano essere risolti semplicemente attraverso il coordinamento e il dialogo tra i Paesi».
Allo stesso modo, eventuali modifiche dellorientamento di politica economica degli Stati Uniti potrebbero determinare scompensi anche al di qua dellAtlantico. «Tutti quanti - ha proseguito Almunia - potremmo risentire di una brusca correzione del doppio deficit (commerciale e di conto corrente, ndr) americano». Secondo il commissario Ue, la ricerca di una maggiore unità politico-economica è lunica contromisura che attualmente lEuropa è in grado di intraprendere per limitare questi pericoli. «Dobbiamo proseguire nella convergenza delle strategie di bilancio e nel coordinamento delle politiche strutturali», ha sottolineato Almunia.
La parola-chiave per il futuro dellarea euro, tuttavia, è «competitività». «La sincronizzazione delle politiche mi preoccupa meno delle differenze di competitività tra i vari Paesi», ha concluso Almunia. In questottica lesempio da seguire è la Germania che si è dimostrata «coraggiosa», mentre la Francia «ha ancora problemi con la rigidità dei suoi mercati che non stati liberalizzati abbastanza».
Anche i dati macroeconomici sembrano dare ragione alle affermazioni del responsabile delleconomia dellesecutivo Ue. Ieri lInsee, lIstat francese, ha reso noto che la produzione industriale transalpina a ottobre è diminuita del 2,5% rispetto al mese precedente, trascinata giù dal pesante calo dellindustria automobilistica (-9,2% su base mensile). Si tratta della maggiore flessione da agosto 1999, un dato preoccupante che potrebbe anche indurre la Banca centrale europea a valutare con maggiore prudenza un nuovo rialzo dei tassi.
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