da Milano
La sentenza che condanna i capi brigatisti lha toccato sul vivo: «Lammetto, quel verdetto riguarda tutti noi vittime del terrorismo. Anche me». Alberto Torregiani è, se possibile, due volte vittima: il padre Pierluigi fu ammazzato a Milano il 16 febbraio 1979 dai Pac di Cesare Battisti, lui fu colpito e da allora vive su una sedia a rotelle.
Qualcuno dal 1979 a oggi si è mai fatto avanti per risarcirvi?
«No. Credo sia unesperienza comune di molti che hanno sofferto; processi lunghissimi e snervanti, il desiderio di farla finita con quellepoca di lutti e lacrime, poi la dignità e lorgoglio: mai tendere la mano per chiedere a chi ti ha portato via il padre o un fratello».
Oggi?
«Oggi le cose sono diverse. Il risarcimento stabilito per il duplice delitto di Padova dopo trentaquattro anni apre una strada. Io un pensiero lo sto facendo, con tutta la prudenza del caso».
Il leader dei Pac era Cesare Battisti.
«Appunto. Battisti, a quanto leggo, si era rifatto una vita: in Francia ha raggiunto la fama come romanziere. Ha scritto tredici gialli, pubblicati, nientemeno, da Gallimard ed Einaudi. Immagino abbia incassato qualcosa. So che Avenida Revolucion, la storia di un ragioniere che fugge in Messico ha ispirato il film Puerto Escondido con Diego Abatantuono».
Dunque?
«Voglio solo sottolineare, senza astio, che luomo è stato coccolato dalla gauche e dagli intellettuali francesi, poi la situazione è cambiata ed è scappato in Brasile».
Lei lo aspetta in Italia?
«Il governo precedente si era impegnato per ottenere la sua estradizione, ma siamo rimasti alle chiacchiere di Mastella. Ora vedremo alla prova il nuovo Guardasigilli Alfano. Dal Brasile Battisti si è detto dispiaciuto per quel che mi era capitato e ha ripetuto che lui quel giorno non cera».
Cerca un alibi?
«Non so. In ogni caso mi accontenterei anche di molto meno. Mi basterebbe maggior impegno da parte dello Stato: si applichino le leggi e si diano finalmente indennizzi e pensioni a chi li aspetta da troppi anni».
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