Risarcimento a Sergio Leone un grande mai accolto al Lido

Un documentario ricorda il regista scomparso, un altro il radio-telegiornalista Lello Bersani

Maurizio Cabona

da Venezia

A Cannes l’anno scorso Kill Bill vol. 2 di Tarantino, a Venezia quest’anno Kill Gil vol. I di Rossellini. Gil è il documentarista, produttore e distributore, figlio di Roberto Rossellini. Gil portava proprio alla Mostra del 2004 il primo film malese della sua storia. Quest’anno ha prodotto, diretto e interpretato - con la sorella Isabella - un film dove lui stesso rischia la morte. Non è uno snuff-movie, un lento avvio alla morte; è un lento ritorno alla vita. Dal coma ai trapianti, dalla menomazione alla riabilitazione. Senza effetti speciali: tutto è realmente accaduto. A (quasi) uccidere Gil non è stata però una pallottola, ma una setticemia. Kill Gil vol. I non ha lieto fine; quello sarà, forse, in Kill Gil vol. II.
Se il nome Rossellini è consono alla Mostra, non lo è il nome Leone. Il regista dei western italiani non ha infatti partecipato con nessuno di loro. Quasi come risarcimento è giunto ora il documentario Sergio Leone: il mio modo di vedere le cose di Giulio Reale. Qui di Leone parlano, fra gli altri, Claudia Cardinale, Giuliano Montaldo, Tonino Valerii, Luciano Vincenzoni, Eli Wallach. In tempi di declino, evocare il remoto splendore del cinema italiano spiega come esso fosse indipendente dalla (e indifferente alla) Mostra.
Fondamentale per la Mostra (e per il Festival di Cannes) fu invece per mezzo secolo il radio-telegiornalista Lello Bersani. Esempio di professionalità, Bersani ha raccontato la grande era del cinema. Presentato alla Mostra di un’era ormai piccola, il documentario L’uomo col microfono racconta Bersani attraverso incontri con divi. C’è così l’intervista con Sofia Loren nel 1961, in occasione dell’Oscar per La ciociara, a casa di Carlo Ponti: i due non erano una coppia regolare e per giunta, davanti all’obiettivo, erano in vestaglia, perché la notizia del premio era giunta di notte. Così quel servizio non andò mai in onda...
Ma già nel 1972 l’Italia era cambiata, a giudicare dai tanti nudi, integrali e adolescenziali, di Cosa avete fatto a Solange? di Massimo Dallamano, film che allora la Mostra non avrebbe presentato comunque, pur infischiandosi del pudore. L’ha fatto quella di oggi, meno culturalmente severa, nella seconda rassegna «Storia del cinema italiano», che quest’anno ha dato spazio in particolare al produttore Fulvio Lucisano. E resterebbe pura cinefilia se il film non venisse programmato in tv da Sky e proposto in dvd (01), con altri film di genere, come Il medaglione insanguinato ancora di Dallamano, 1975; Terrore nello spazio, 1965; e Le spie vengono dal semifreddo, 1966 entrambi di Mario Bava.
Dopo cinema e tv, teatro: magari riversato in un film. Fra le curiosità della Mostra c’è così Paralleli vocali di Rustam Khamdamov. Il pubblico italiano non lo vedrà mai, ma esso incuriosisce come esercitazione fra lirica e cinema, col pretesto di una scrittrice dedita a un libro sulle cantanti e sulle loro possibilità artistiche. Coincidenza: Katia Ricciarelli ha esordito alla Mostra come attrice nel film di Avati, La seconda notte di nozze...


Teatro alla Mostra del cinema c’è stato anche nella Trama di Amleto Salvatore Chiosi, dove si immagina un manoscritto originale, ma modificato, dell’Amleto: uno pseudotesto che altera il dramma e che sentiamo nel cortometraggio, detto da Luca Bastianello. In sedicesimo, lo spunto evoca quello di Rosencrantz e Guildenstern sono morti di Tom Stoppard, che vinse il Leone d’oro quindici anni fa.

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