Cultura e Spettacoli

Risate a bruciapelo, Zalone a Bari con furore: da Vendola alle soubrette, niente pietà per i vip

Domani il comico sghignazzerà sui concittadini Tarantini e Cassano. Poi lancerà il brano-anticipazione del nuovo film sui divetti della tv: "Come Peter Sellers sono nel posto sbagliato al momento sbagliato"

Risate a bruciapelo, Zalone a Bari con furore:  
da Vendola alle soubrette, niente pietà per i vip

nostro inviato a Bari

Bloccato psicologicamente perché sorvegliato dalla camorra, Roberto Saviano «gnaafà». Niente rapporti, niente di niente. Al contrario i ragazzotti della scorta ci danno dentro che è un piacere e così è lui a fare il bodyguard mentre loro godono come ricci. Antonio Cassano invece ha messo la testa a posto. È maturato. Dopo aver avuto 600 donne, adesso ha anche un bambino ed è un papà responsabile che insegna a non commettere gli errori compiuti da lui. Però il piccolo Fantantonio che frigna in barese veste già il pannolone di Prada e dorme nella culla a forma di Ferrari.
E tu Checco? «Io Resto Umile World Tour». È l’autoironia, anche spietata, la forza di Luca Medici da Capurso (Bari), 34enne laureato in giurisprudenza, tamarro vincente di quest’epoca. Domani sera tornerà nel vecchio stadio della Vittoria della sua Bari, attuale capitale (im)morale d’Italia per tutto ciò che vi succede, dalle escort a Vendola a Cassano. E Tarantini? «Purtroppo non l’ho conosciuto al momento giusto», si rammarica Checco, barba di due giorni e berrettino da baseball. «Ai tempi dell’università, anziché sudare centinaia di camicie per farmela dare avrei capito che bastava rompere il salvadanaio».
Con la sua comicità più anarchica che bipartisan («la par condicio sarebbe qualcosa di predeterminato...») e la sua volgarità programmatica, Zalone è l’artista che più incarna lo spirito del tempo e non solo per una questione geografica. Il più «contemporaneo», come si dice adesso. Dissacrante, pragmatico, immune da contaminazioni ideologiche. Gli incassi record di Che bella giornata (43 milioni, primato del cinema italiano) e il successo del tour appena partito non gli impediscono di restare con i piedi per terra senza pericolo di vertigini nonostante l’ambaradan che lo circonda. «Non ci devo pensare troppo, altrimenti l’ansia vince». Riesce a non prendersi sul serio? «Da insicuro, prima dello show la metto giù un po’ dura. Dopo, per fortuna riesco a sminuire... Il segreto vero è nel titolo della tournée, un gigantesco esorcismo». Tanto più necessario se si decide di parodiare un intoccabile come Saviano. «Sapevo che era un rischio e ci ho pensato parecchio. A me lui sta pure molto simpatico, ho letto i suoi libri. Però gli somiglio. E quando mi mettevo allo specchio e mi grattavo la pelata con la mano ero troppo stuzzicato. Comunque è un personaggio da perfezionare, non è ancora così immediato. Non so se stasera a Napoli lo proporrò». Oltre a Cassano padre-modello e a Vendola-Jesus Christ Superstar che vagheggia un’epoca di armonia celestiale in cui «i maschi potranno sposarsi con maschi, le femmine con femmine e, solo in casi eccezionali e previa autorizzazione giudiziaria, anche maschi con femmine», Zalone va fiero della parte canora dello show. «Quando com’è successo all’Arena sabato scorso, la gente canta in coro Seghe nere, la volgarata su Tiziano Ferro, mi chiedo se sono un comico o non sto diventando un cantante». Sottigliezze che riguardano il talento che abbonda. Invece, per insistere nell’autocritica, ora ci vorrebbe anche una gag su un attore che fa il record d’incassi, ma porta a casa pochi euro e non vince un premio che è uno. «Sì, ma i miei amici dicono che comincio a rompere con questa storia dei soldi... Nel mondo del cinema mi sento un po’ come Peter Sellers in Hollywood Party, uno che sta al posto sbagliato nel momento sbagliato. In certi salotti mi è capitato di parlare con un tale autorevolissimo nell’ambiente senza sapere che si chiamava Marco Bellocchio. O, credendo di avere di fronte Stefano Accorsi, di chiedere a Matteo Garrone se avesse mai pensato di darsi alla regia». Ti guarderanno male... «Mi auguro che il prossimo film non incassi troppo, così da non doverne giustificare il successo a persone più colte. Comunque la loro reazione è comprensibile, io sarei più sferzante: ma guarda ’sto stronzo che non sa neanche cos’è una macchina da presa». Dopo due serate su Canale 5 a dicembre e, chissà, forse un passaggio a Sanremo (all'Arena in prima fila c’erano Gianni Morandi e Gianmarco Mazzi), il prossimo film è previsto nel 2013 e si annuncia come una colossale presa in giro della mondanità e delle celebrities. Così, come anticipazione, nello show ha inserito Maremoto a Porto Cervo. «Una canzone di beneficenza per i ricchi alluvionati, troppo facile farla per i poveri», alla quale partecipa il meglio dei cantautori italiani rivisitato da Checco. Jovanotti rappa l’elenco dei presenti, da Fede alle meteorine e poi «c’era la tipa famosa del Grande fratello/ con il fratello della tipa dell’Isola dei famosi»; una Carmen Consoli singhiozzante abbozza un altro personaggio («rotea nell’aria una protesi mammaria/ dai punti di sutura sembrerebbe la Ventura»); Giuliano Sangiorgi dei Negramaro ne aggiunge un terzo in falsetto («dentro una Jacuzzi, silicone a pezzetti/ se li unisci tutti insieme, viene fuori la Parietti»). Infine, la voce tonante di Al Bano, quello vero: «Porto Cervo che trageeeediaaaa...

».

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