Riscaldamento e telefonate razionati al consolato d’Italia

Roma ha ridotto i finanziamenti per le rappresentanze diplomatiche all’estero. A Lugano si risparmia sulle spese correnti

Elisabetta Pisa

Al Consolato d’Italia a Lugano è iniziata la guerra agli sprechi. Ordini dall’alto. Il personale è stato invitato a risparmiare su tutto: le luci, quando non servono, vanno spente rigorosamente. Il riscaldamento viene acceso solo tre ore al giorno: dalle 7 alle 10. Dopodiché i caloriferi rimangono spenti. Poco male, in questo tiepido autunno. Ma, anche se l’inverno è quasi alle porte, non cambierà molto. Le bollette devono essere tenute sotto controllo. Tutte quante.
Stesso discorso, quindi, per le telefonate e i fax da limitare drasticamente. Gli impiegati sono invitati a usare la posta elettronica, che ha un costo fisso, e a fare economia sulla carta per stampanti e fotocopiatrici. Anche pavimenti e scrivanie del consolato stanno risentendo di questo clima di austerity: non splendono più come una volta. Sono stati, difatti, ridotti i turni di pulizia.
Questo è quello che succede a Lugano in via Ferruccio Pelli 16. Ma a Berna, all’ambasciata italiana, non è molto diverso. Tutte le rappresentanze diplomatiche all’estero devono fare i conti con un drastico ridimensionamento dei finanziamenti. Roma ha taglio i fondi di una percentuale che varia tra il 40 e il 60%.
Una situazione che ha suscitato anche la reazione dei Comites, i Comitati degli italiani all’estero, che lo scorso 10 settembre hanno manifestato nella capitale svizzera contro tagli che a loro parere mettono a rischio i servizi forniti dalle sedi diplomatiche italiane. Da allora qualcosa è cambiato. «C’è stata un’integrazione sul capitolo di bilancio che ci consente di arrivare fino alla fine dell’anno, senza compromettere il funzionamento del consolato», dice Alessandro Pietromarchi, console generale d’Italia a Lugano.
Senza gli ulteriori stanziamenti, molte delle rappresentanze diplomatiche in Svizzera avrebbero dovuto chiudere. Un rischio che è stato scongiurato. Ma non per questo a Lugano si esulta. Per far quadrare i conti, in via Ferruccio Pelli si economizza proprio su tutto, perfino sulle spese correnti. Una situazione paradossale per chi lavora nella rappresentanza diplomatica. Ma almeno i disagi non sono stati percepiti all’esterno. «Non abbiamo soppresso alcun servizio ai cittadini – dice Pietromarchi -. Ma effettivamente dobbiamo stare attenti al singolo centesimo. Oggi ho meno preoccupazioni rispetto al mese di settembre. Comunque poi per l’anno prossimo si vedrà».
Dunque, tutto rimandato al 2006. Per ora, però, non s’intravedono schiarite all’orizzonte. «La finanziaria non promette nulla di buono – afferma Domenico La Spina, consigliere dell’ambasciata italiana a Berna -. Sono previsti altri tagli. Si spera comunque che non ci sia una riduzione del personale: dovrebbero, difatti, esserci dei capitoli meno pressanti su cui intervenire. Al momento è in corso un’intensa trattativa tra i ministeri e il Tesoro».
Attualmente nelle rappresentanze diplomatiche italiane in Svizzera sono impiegate 150 persone, compresi i dipendenti locali, di cui una ventina a Lugano. Soltanto 2-3 anni fa in tutta la Confederazione erano 200. Un organico drasticamente ridimensionato, che nella migliore delle ipotesi rimarrà tale, mentre la mole di lavoro non accenna a diminuire.
Ma se è sempre più difficile ottenere le risorse finanziarie necessarie per farvi fronte, un aiuto potrebbe arrivare dalla tecnologia. Fra qualche mese partirà un progetto pilota in una delle sedi diplomatiche, che prevede una maggiore informatizzazione delle procedure. I contatti con i cittadini avverranno per lo più tramite Internet. Inoltre per snellire le procedure verrà realizzato un manuale consolare, contenente le informazioni per la comunità italiana in Svizzera.
e.

pisa@tiscali.it

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