Adesso, il fango schizzato dal ventilatore sempre acceso del gossip finanziario ha colpito anche la Francia. «Parigi sta per perdere la tripla A»: è bastata questa voce, circolata nelle prime ore del pomeriggio di ieri, per scatenare lennesima ondata di vendite, insensibili alle smentite piovute prima dal ministero dellEconomia francese e poi dalle tre agenzie di rating. Sullaltare del ribasso, lEuropa ha sacrificato altri 174 miliardi di euro, di cui ben 21 attribuibili alla sola Piazza Affari, mai così depressa dal marzo 2009. «Panico» resta la parola-chiave, il sentimento irrazionale che meglio di tutti sintetizza lesodo biblico dai mercati. I grandi burattinai alimentano la speculazione, ma dietro di loro cè ormai lenorme massa dei piccoli risparmiatori in fuga disordinata. Disposti anche a sopportare perdite ingenti pur di riportare a casa almeno una parte dei quattrini investiti. Volete la prova? Eccola dalla Consob, lautorità che vigila su Piazza Affari: «Le vendite allo scoperto sono modeste». Quindi? «Quindi - chiosa un trader - ce nè poca, di speculazione. Questa è gente che ha il titolo e lo vende, semplicemente».
Già, semplicemente. Viene in mente Ungaretti: «Si sta come dautunno sugli alberi le foglie». Non più soldati, bensì mercati. Cè un vento che ormai spazza tutto, una folata continua fatta delle paure di una ricaduta in recessione, della crisi del debito e dellimpotenza dei governi a governare il caos finanziario. Nulla si salva. Crolli. Ancora crolli. Il caso francese è il paradigma di questa follia finanziaria. Nicolas Sarkozy interrompe le ferie per una riunione di emergenza sulle misure di risanamento dei conti pubblici? Come risposta, i rumor scodellano a Sarko la voce velenosa di un downgrade. Dopo gli Usa, ecco pronta la sforbiciata per la Francia. Cioè il Paese che ha un elemento di vulnerabilità nei troppi sirtaki-bond e obbligazioni irlandesi e portoghesi nella pancia delle proprie banche.
Le smentite? Arrivano, e in fretta: da Bercy, quartier generale del ministero delle Economia francese; e anche dallintera triade, Moodys, Standard&Poors e Fitch, ricompattata dopo lo strappo nellaffaire Usa per difendere la torre Eiffel sotto assedio. Per tutti, identica frase: «La tripla A non si tocca». Ma non basta: a fine giornata, il listino francese si accartoccia su se stesso (-5,45%), gli indici europei si piegano sotto il peso di perdite fra il 3 e oltre il 5%. Ancora una volta, Piazza Affari è la peggiore, con una voragine scavata attorno al Ftse-Mib del 6,6% a colpi di sospensioni per eccesso di ribasso. Solo in occasione del crac di Lehman Brothers il tracollo fu superiore (-8,2%). Leffetto positivo dellasta con cui il Tesoro ha collocato 6,5 miliardi di Bot annuali con rendimenti sotto il 3%, dura poco, troppo poco. Così come lalleggerimento degli spread tra Btp e bund, tornato nellarea dei 300 punti nonostante la Bce continui a far shopping di titoli italiani e spagnoli. Una febbre che risale e che viene puntualmente misurata dai credit default swap (lo scudo per cautelarsi dai rischi di default), tutti in aumento: da quello sul debito italiano (a 362 punti), a quello della Spagna (364), fino a quello della Francia (165). Si scappa dalle Borse, scatta la ritirata dalleuro (sotto 1,42 dollari) per cercare rifugio nel franco svizzero e nello yen provocando lallarmata reazione delle autorità elvetiche e nipponiche che non vedono di buon occhio un apprezzamento tanto violento delle loro monete. Loro continua intanto a volare: 1.800 dollari loncia, mai così in alto.
Chi ieri ha provato a cercare conforto in Wall Street, non lo ha trovato. Dopo una notte di riflessione, del rally di martedì non è rimasto più niente: -4,6% la chiusura dellindice Dow Jones, precipitato nel finale. Ogni speranza è stata polverizzata dalle ansie legate a uneconomia in odore di double dip, ovvero di una seconda crisi, e dal mancato intervento della Federal Reserve sui Treasury. Forse dalla stessa decisione di Bernanke di mantenere per almeno altri due anni e mezzo i tassi schiacciati a zero. Unammissione che leconomia è debole, non va. E, forse, domani andrà anche peggio.
Nel disastro generale, cè perfino chi piange di più. Sono i titoli bancari, il cui valore si sta assottigliando giorno dopo giorno. Per gli istituti francesi, quella di ieri è stata una vera e propria Waterloo. A cominciare da Société Générale, precipitata del 15% sotto il peso delle indiscrezioni di una crisi di liquidità. SocGen ha chiesto alla Consob francese di aprire uninchiesta, ma ormai il danno è fatto. E poi, giù tra il 9 e l11% anche Crédit Agricole, Axa, Bnp e Natixis. Ma lepicentro del terremoto creditizio è in Italia, dove dalla somma del valore delle nostre banche esce una cifra da brivido: meno di 50 miliardi di euro, cioè meno della metà della capitalizzazione di Hsbc, oppure circa il valore della sola Bnp Paribas.
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