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«A rischio le relazioni con la Nato» Mosca minaccia, l’Alleanza è divisa

I Paesi Baltici e la Polonia, sostenuti da Washington e Londra, spingono per la linea dura. Più caute Francia e Germania. Sul tavolo le candidature di Tbilisi e Kiev

Le divisioni dell’Occidente sul conflitto in Caucaso si spostano da Tbilisi e Bruxelles. Si riuniscono infatti oggi i ministri degli Esteri dell’Alleanza atlantica e gli esiti dell’incontro sono incerti.
Appoggeranno la Georgia - fanno sapere fonti interne all’organizzazione - ripeteranno la promessa di favorire la sua candidatura alla Nato, criticheranno l’intervento della Russia difendendo l’integrità territoriale del Paese caucasico. Ma, come ha sottolineato l’ambasciatore americano presso l’Alleanza, Kurt Volker, non è stata decisa finora nessuna risposta specifica nei confronti della Russia e gli Stati membri sono divisi sulle misure da prendere nei confronti di Mosca: se mantenere o no il Consiglio Nato-Russia, progetto di partenariato tra il Cremlino e l’Alleanza. Dall’altra parte, Mosca incalza, rivolgendosi a Washington, che ha voluto la sessione d’emergenza di oggi: «Se la conclusione del vertice non sarà equilibrata non potremo continuare le nostre relazioni con la Nato», ha detto Dmitri Ragozin, inviato russo presso l’organizzazione.
A Bruxelles, oggi, gli Stati membri arriveranno divisi lungo una direttrice che ha assunto forme definitive durante il conflitto: i Paesi della «Nuova Europa» - i baltici, la Polonia, che hanno appoggiato Tbilisi contro Mosca durante il conflitto, sostenuti da Stati Uniti, Scandinavia e Gran Bretagna - e la «Vecchia Europa», più incline alla mediazione, troppo dipendente da petrolio e gas russi per cercare lo strappo.
Molti ritengono che oggi a Bruxelles si medierà, nonostante gli Stati Uniti abbiano minacciato l’isolamento della Russia nelle grandi sedi internazionali: la Nato ma anche il Wto e il G8. Washington per primo, infatti, vede nella Russia un alleato chiave, soprattutto al Consiglio di sicurezza, dove il suo voto è fondamentale su dossier quali il nucleare iraniano e nordcoreano. Ieri il segretario di stato americano Condoleezza Rice ha usato toni duri: lo scopo principale del vertice di oggi, ha detto, sarà quello di far sì che la Russia si ritiri dalla Georgia. «Non dobbiamo permettere che Mosca raggiunga il suo obbiettivo strategico», ha affermato. Ma per Victor Davis Hanson, storico militare americano, oggi «a Bruxelles oltre alla retorica della solidarietà alla Georgia non ci sarà azione».
Si parlerà della candidatura di Georgia e Ucraina, soprattutto dopo le forti parole a favore della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha ribaltato la posizione della Germania, scettica assieme alla Francia al vertice Nato di Bucarest, ad aprile. Il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, ha accusato la Nato di aver incoraggiato Mosca all’invasione posticipando la decisione sulla sua entrata. Gli europei sono divisi, gli americani spingono a favore delle velleità di Tbilisi e Kiev. Comunque sia, fino a dicembre, quando si terrà il prossimo summit, non sarà presa una decisione definitiva. Per Michael O’Hanlon, della Brookings Institution, «è necessario trovare una più lenta via per assicurare a questi Paesi l’accesso alla Nato», anche se, aggiunge Victor Hanson, «i membri europei dell’Alleanza sono terrorizzati dall’Articolo 5 della carta (che garantisce l’intervento degli altri Stati della Nato in caso di attacco a uno Stato membro, ndr).


Quanto l’Alleanza atlantica sarà oggi dura con Mosca dipende però soprattutto dalla situazione in Georgia: se il Cremlino rispetterà la tregua e avvierà il ritiro delle sue truppe, saranno forse evitate drastiche prese di posizione.

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