Il rischio di tumore aumenta con l’età

In Italia ogni anno sono diagnosticati circa 270 mila nuovi casi di tumore: di questi il 63,7% si verifica in persone anziane. Negli uomini, più del 50 per cento dei tumori si manifesta in quattro sedi: il polmone, la prostata, il colon-retto e la vescica. Nelle donne, sono sei le sedi più colpite, che sommano poco più del 50 per cento dei tumori: mammella, colon-retto, stomaco, polmone, pancreas e corpo dell’utero. L’aspetto più peculiare dell’incidenza dei tumori è il forte e costante aumento che si osserva con l’aumentare dell’età. Il rischio di sviluppare un tumore nelle persone di 65 o più anni è circa 40 volte più alto che nelle persone tra i 20 e i 44 anni di età ed è circa quattro volte più elevato che nelle persone tra i 45 e i 64 anni. Considerando che i tassi di incidenza e di mortalità crescono con l’età e che il guadagno nell’attesa di vita è in costante aumento, si prevede che l’impatto dei tumori nei pazienti anziani crescerà ulteriormente nel prossimo futuro.
«Le patologie oncologiche sono responsabili di un terzo di tutti i decessi. Ciò significa che ci troviamo di fronte ad una malattia, che, nonostante i rilevanti successi in termini di guarigione, cronicizzazione degli esiti e di sopravvivenza ad essa nel tempo, resta pur sempre una patologia molto grave», afferma Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (www.favo.it), che rappresenta oltre 500 organizzazioni operanti su tutto il territorio nazionale e più di due milioni e mezzo di persone che hanno o hanno avuto il cancro.
«La stessa Conferenza Stato-Regioni –aggiunge il presidente De Lorenzo – ha scritto nelle premessa al Piano Oncologico 2011-2013, proposto dal ministro della salute Fazio ed approvato in febbraio, che i tumori costituiscono una priorità che il complesso delle istituzioni sanitarie e sociali è chiamato ad affrontare per migliorare la risposta del Servizio sanitario». Il piano oncologico nazionale assicura elevati livelli di cura e assistenza a chi affronta il cancro, con l’obiettivo primario di ridurre le inaccettabili disparità esistenti fra le varie regioni. «Dopo 15 anni di battaglie promosse dal volontariato oncologico italiano è stato finalmente approvato questo documento che rivendica - aggiunge De Lorenzo - per tutti i malati l’equità uniforme dei trattamenti in tutto il Paese, specie in previsione dell’attuazione del federalismo fiscale (che potrebbe divaricare ancor più le difformità nei trattamenti)». Le sollecitazioni formulate dalla Favo sono state recepite integralmente dal Piano. «Ogni Regione – precisa De Lorenzo - dovrà ora ottimizzare la cura e l’assistenza per il paziente, soprattutto se anziano, a livello intra ed extra ospedaliero; assicurare adeguati percorsi riabilitativi e il supporto psicologico come parte integrante dell’iter terapeutico. Inoltre si promuoveranno reti oncologiche ed un corretto rapporto medico paziente anche attraverso il sistema informativo nazionale in oncologia, al fine di soddisfare il bisogno di sapere dei malati e delle loro famiglie. I programmi di prevenzione e di screening dovranno essere rafforzati e si attueranno campagne di comunicazione e informazione». Il documento riconosce un ruolo centrale al volontariato per la capacità di farsi interprete e portavoce delle necessità di malati e familiari. In tal modo vengono soddisfatti i nuovi bisogni dei malati di cancro, finora del tutto negati. Il Piano oncologico ha portato ad una svolta storica nella tutela del malato. Molto resta ancora da fare.
L’oncologia pediatrica presenta molte aree di criticità. Alcune di queste sono state denunciate da un breve ma significativo editoriale pubblicato dalla rivista Lancet ed ispirato dalla presentazione presso il Parlamento europeo di un documento elaborato dalla Società europea di oncologia pediatrica in occasione della IX Giornata mondiale contro il Cancro infantile. Lancet esprime la necessità di una azione urgente, per non compromettere il grande progresso conseguito negli ultimi 40 anni e che ha consentito di ottenere la guarigione in circa l’80% dei bambini con cancro o leucemia.

Un primo problema viene individuato nella scarsità dei fondi per la ricerca,manca inoltre un registro epidemiologico a livello europeo per valutare gli esiti della ricerca clinica. Indipendentemente da dove vivono i bambini tutti andrebbero curati nel modo più efficace.

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