Roma Ai piani alti del Pd si inizia a temere seriamente che la legislatura possa interrompersi bruscamente, di qui a breve. «È difficile fare previsioni, perché ogni giorno ne succede una: nessuno oggi poteva aspettarsi quell’intervento a gamba tesa di Umberto Bossi», spiega ad esempio al Giornale il vicesegretario Enrico Letta. «Ma se devo essere sincero mi pare assai complicato che la legislatura possa reggere fino in fondo, in questa situazione. Il triangolo Berlusconi-Bossi-Fini ha retto per quindici anni, se ora salta, salta la maggioranza. E noi del Pd dobbiamo prepararci a ogni evoluzione». Letta naturalmente nega che il Pd possa avere timore di eventuali elezioni anticipate, e ributta la palla nel campo avverso: «Vorrei vedere oggi i sondaggi di Berlusconi: la scena dello scontro plateale tra lui e Fini, ripetuta da tutte le tv, ha incrinato pesantemente l’immagine vincente della sua leadership carismatica».[TESTO] Normalmente, uno schieramento di opposizione dovrebbe come minimo fregarsi le mani davanti alla prospettiva di una spaccatura nella maggioranza così profonda da portare dritti alle urne. Nel Pd, invece, prevale realisticamente la preoccupazione di una prova elettorale ravvicinata. E lo stesso segretario ha più volte onestamente ammesso che «gli italiani non ci percepiscono ancora come un’alternativa». L’esito delle recenti Regionali è ben presente allo stato maggiore del Pd, e proiettato su potenziali elezioni politiche dà i brividi al principale partito di opposizione. Che dunque spera di allontanare il più possibile la scadenza. Mentre uno scenario di lento e lungo logoramento e di «Vietnam parlamentare» per il governo ovviamente non dispiace affatto: ecco dunque che il segretario Pd, ieri, ha nuovamente offerto un gioco di sponda a Gianfranco Fini, magari pensando alla possibile fronda sui provvedimenti in materia di giustizia che tanto stanno a cuore al Cavaliere: «Stiamo cercando di stringere i bulloni come forze di opposizione e di dare messaggi non solo all’opposizione, perché - spiega Bersani – quando parliamo di patto repubblicano per evitare una deriva plebiscitaria e per cambiare l’agenda del Paese, ci rivolgiamo anche a persone, a forze che sono oltre il centrosinistra». Peccato che la rinnovata evocazione di un «patto repubblicano» trasversale non convinca tutti nel centrosinistra (Oliviero Diliberto insorge: «Vuoi imbarcare il post-fascista Fini?», chiede polemico a Bersani), e neppure nel Pd. L’ex capogruppo Antonello Soro, franceschiniano di ferro, ribatte subito al segretario: «Penso che serva parlare agli elettori, non inseguire l’addizione di sigle e bandierine». Alla minoranza interna non piacciono le «fumisterie terzaforziste», come le bollano i veltroniani, e le ipotesi di operazioni centriste che coinvolgano Fini, Casini, Rutelli, Montezemolo e via elencando, in un gioco di sponda col Pd. E non piacciono neppure a Antonio Di Pietro, che in una prospettiva del genere verrebbe tagliato fuori di netto. E non a caso l’ex pm da giorni sta incalzando Bersani sulla necessità di trovare subito il candidato premier del centrosinistra. «Serve una figura carismatica, di riferimento e sintesi», ha insistito anche ieri, «non mi propongo io ma credo che l’Idv possa dare il proprio contributo all’interno della coalizione». Quanto a Fini, Di Pietro è netto: «È sbagliato pensare che possa fare la banderuola di qua e di là. Fini è ontologicamente un uomo di destra», ed è bene che «resti nel suo alveo». Niente flirt co-fondatore, insomma, né in Parlamento né fuori. Ma il segretario Pd, nel suo appello «oltre il centrosinistra», si rivolge esplicitamente - ha spiegato ieri all’Unità - anche alla Lega di Bossi, con l’idea che dare una sponda al Carroccio sul federalismo fiscale possa frenare la deriva verso elezioni anticipate. Cosa che allarma esponenti della minoranza come Peppe Fioroni: «Oggi la vera questione repubblicana, la sfida che abbiamo di fronte è capire bene cosa c’è nella scatola nera del federalismo di Bossi, lì ci sono tutti i codici per far saltare l’unità d’Italia», tuona l’esponente ex Ppi.
Ma anche la dalemiana Livia Turco attacca i «seminatori d’odio» del Carroccio: «Con le loro belle pensate sull’immigrazione l’Italia rischia di essere fanalino di coda in Europa, di non poter affrontare il futuro e di diventare una vera polveriera sociale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.