Vittoria Pasqual. Questa squadra non vuol mollare. È lì che combatte. Scostante, antipatica, tosta. Si addormenta e si sveglia arrabbiata. Si piace troppo e buonanotte unaltra volta. Incanta e pareggia (o le prende). Poi gioca male e vince per un pelo.
Partita sofferta, dunque, quella col Cagliari di Allegri, artista livornese del pallone. Tre punti sudati, che riscattano una puntata in Sardegna sfortunata, noiosa e immeritata. Vittoria dei terzini, oltretutto, dopo domeniche e domeniche salvate dai due centravanti. Mutu in stampelle, Gilardino fa da boa in mezzo a un mare di pallonate e calcioni. Pazzini... vabbè non lo diciamo più. La rosa viola di Prandelli insomma tira fuori dagli arsenali unaltra arma nascosta, che sembrava inceppata, quella del vecchio fluidificante (non sarà diventata una parolaccia?). Dà una sistemata a una difesa spesso imbarazzata e imbarazzante, il buon Cesare, e fiducia e credito al «genietto» Jovetic, capace di combinarne di tutti i colori. Anche stavolta fra pene e guai sono tre punti, due dei quali almeno spetterebbero di diritto a Frey, che continua a portar argomenti alla sua causa di beatificazione calcistica.
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