Risiko in Galleria: entra Armani nel salotto buono

Risiko in Galleria: entra Armani nel salotto buono

Anni fa non fu tenero Giorgio Armani. Defini corso Vittorio Emanuele e piazza Duomo «un suk». Il Quadrilatero di sera «una tristezza», il centro di Milano in genere «sporco, spento, degradato, morto». Ma ci scommette ancora, visto che lo stilista ha deciso di aprire una nuova boutique di accessori in Galleria Vittoria Emanuele. Che diventa sempre meno «pop», visto che da martedì, dopo vent'anni e 40 milioni di clienti, chiude i battenti anche McDonald's, offrendo un «pasto democratico»: hamburger, patatine e bibita gratis per tutti dalle 13 alle 15. Al suo posto aprirà un megastore Prada che ha già quattro vetrine sull'angolo opposto del Quadrilatero. E Armani si infilerà con due vetrine tra Gucci e Louis Vuitton, al posto di Zadi Camicie St.George e Cravatte Andrew's Ties. Ma è una triangolazione: il marchio cede come ramo d'azienda i suoi 185,45 metri quadrati alla griffe, e trasloca quasi di fronte, nei 91.23 metri quadri del negozio Fans Shop Official Equipment che invece abbandona il Salotto. I numeri dell'operazione? Poichè entrambi i nuovi inquilini chiedono una modifica della destinazione d'uso nei locali dove subentrano, il Comune può chiede il raddoppio dell'affitto per entrambi gli spazi. Armani pagherà 479.290,42 euro di affitto all'anno invece di 239.645,15 - circa quarantamila al mese - mentre per gli spazi in via Pellico 8, Zadi verserà un canone annuo di circa 235mila euro (il vecchio canone era di 117mila). In concreto, fa i conti Palazzo Marino nella delibera firmata ieri dalla giunta comunale per autorizzare i subentri, «il maggior introito complessivo per l'amministrazione risulta essere di 357mila euro all'anno, e ammonterà a circa 2,7 milioni per tutta la durata delle concessione fino alla loro naturale scadenza, nel 2020.
«Siamo molto contenti di questa operazione – affermano l'assessore al Demanio Lucia Castellano e quello al Commercio Franco D'Alfonso – perché il marchio Armani rappresenta l'eccellenza italiana nel mondo ed è importante che trovi spazio anche nel Salotto di Milano. Dopo il ritorno delle storiche insegne Motta e Campari e la presenza consolidata di nomi prestigiosi, un nuovo nome eccellente arriverà in Galleria».
É perplesso il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo, esponente della sinistra radicale che già criticò negli anni passati le giunte del centrodestra sul metodo delle cessioni di ramo d'azienda, «siamo sicuri che si stia realizzando il massimo interesse per i milanesi? La Galleria è un patrimonio pubblico e credo che la gara sia sempre l'opzione più trasparente e anche redditizia». La giunta ricorda che le nuove linee di indirizzo per regolamentare il fenomeno delle cessioni in Galleria sono state approvate a luglio e questa è la prima operazione compiuta seguendo i nuovi criteri.

Sotto il profilo economico, «il Comune incassa il doppio del canone» e per controllare i subentri «autorizza i cambi di insegna e le destinazioni d'uso con un'apposita delibera, per garantire anche il mix commerciale». Per «scongiurare speculazioni, la possibilità di realizzare le cessioni è preclusa nei primi 3 anni e negli ultimi 2 anni di vigenza della concessione originaria (che dura in media 12 anni)».

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