«Risparmiati 76 milioni solo con la plastica delle bottiglie d’acqua»

«Risparmiati 76 milioni solo con la plastica delle bottiglie d’acqua»

Si sono risparmiati 76 milioni di euro in Lombardia, dal 2005 al 2010, grazie all’attuazione del riciclo delle bottiglie in Pet dell’acqua minerale - polietilentereftalato, la qualità di plastica più sana e perfetta -, una cifra pari al 9% del totale nazionale, che ammonta ad un risparmio di 853,6 milioni. Selezionare in modo adeguato la plastica per riutilizzarla, così come si fa da molto più tempo con carta e vetro, ha permesso di evitare la produzione nociva di 170 mila tonnellate di CO2, ben sette discariche sul territorio regionale e sessantasei su quello nazionale.
«Non appena ho analizzato i dati della ricerca, sono sembrati incredibili anche a me. Eppure questi sono i benefici di una virtuosa pratica di raccolta differenziata e di riciclaggio, che non va a favore solo dell’ambiente ma anche dell’industria, riducendo l’importazione di materiali da reimpiegare» ha detto il professore della Bocconi, Alessandro Marangoni, che ha condotto per la società Althesys lo studio commissionato dal Gruppo Sanpellegrino.
Lo zoom sul territorio lombardo ha dimostrato l’eccellenza della nostra regione nella politica della raccolta dell’immondizia e del suo successivo riuso, che in tutto il Bel Paese ha costituito una ricchezza, ambientale e sociale pari a 2,7 miliardi di euro nel primo decennio del 2000. Cosa si può produrre con la plastica «salvata»? «Grazie ad una legge del novembre del 2010 persino le stesse bottiglie d’acqua, che oggi possono contenere il 25% di Pet riusato, come spieghiamo nelle etichette della Levissima per mostrare al cittadino il risultato del suo impegno» conferma Daniela Murelli, direttore Corporate social responsibility del gruppo leader nelle acque minerali. Il Pet ripescato entra anche nella fabbricazione del tessuto pile e dei materiali per l’imbottitura di seggiole e poltrone.
Il tasso di raccolta differenziata in Lombardia nel 2010 è stato pari al 48% del totale nazionale, percentuale che parla di un alto quoziente di civiltà. E se l’onere di questo tipo di raccolta è di 15 milioni di euro, il vantaggio sale invece a ben 39,3 milioni, un vantaggio costituito dal buon lavoro del tessuto di aziende che operano nella raccolta e nel recupero, che è quindi autore di un bel valore aggiunto e d’occupazione.
«L’Italia arriva all’assurdo di importare plastica dalla Germania per alimentare l’industria del riutilizzo in Campania» aggiunge il professor Marangoni. E se la Lombardia è la «terra» con una delle più alte produzioni di rifiuti plasticati, circa 15 kg per persona, nel contempo è anche quella più all’avanguardia per il rieimpiego del Pet. Altro nostro fiore all’occhiello è la tecnica di smaltimento. Solo il 23% degli scarti è destinato alla discarica, contro il 53% della media nazionale.

E’ questo il riscontro positivo della termovalorizzazione che nel 2009 ha rappresentato il 47% della «liquidazione» dei rifiuti rispetto al 12% del nazionale. Incenerire ciò che si butta per sfruttarne il calore è quanto di più adatto al Pet, materiale caliente.

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