Roma E due. Lunedì la discesa in campo al fianco di Giorgio Napolitano e una netta presa di posizione sulla querelle degli ultimi mesi, dal jaccuse di Veronica Lario al caso Patrizia DAddario. E ieri un altro affondo da Madrid, esattamente sulla stessa falsariga. Gianfranco Fini - che in queste settimane aveva preferito tenersi distante dal vortice mediatico-gossiparo - torna nel giro di 48 ore sullo stesso concetto, per dire e ribadire - dallItalia e dallestero - che «per gli italiani le vicende personali sono relative alla sfera privata» e «Berlusconi va rispettato e giudicato in base a quello che fa ed al giudizio che gli elettori ne danno».
Un deciso cambio di passo, dunque. Perché fino agli ultimi giorni il presidente della Camera aveva preferito limitarsi a esprimere la sua «solidarietà e amicizia» al Cavaliere in forma privata, senza però scendere in campo pubblicamente e in maniera tanto decisa. Una novità, questa, che nel Pdl non è certo passata inosservata.
Che Berlusconi e Fini guardino alla politica e al loro futuro con prospettive diverse, non è infatti una novità. Un po per i ruoli che ricoprono oggi e un po per quelli che sperano di ricoprire domani. Ma che il presidente della Camera mettesse a tacere con tanta forza i molti rumors degli ultimi mesi sulla competition interna al Pdl se laspettavano in pochi. «Soprattutto - spiega un ministro di peso vicino al Cavaliere - non ci si aspettava una presa di posizione così netta». Perché è vero che durante il forum al quotidiano spagnolo El Mundo Fini non si lascia sfuggire loccasione di aprire un piccolo fronte polemico sullimmigrazione («i rifugiati non possono essere automaticamente equiparati ai clandestini, farebbe venir meno la dignità della persona umana»), con buona pace della Lega. Ma non può sfuggire la nettezza con cui lex leader di An sostiene le ragioni del premier. Primo: «Non sono i comportamenti personali a determinare la valutazione degli italiani sulla sua capacità di governare il Paese». Secondo: «Diffido da tutti quelli che vogliono fare la morale. Ognuno risponde alla propria coscienza». Terzo: «Gli italiani scelgono un leader ed una coalizione sulla base degli impegni assunti e dei risultati ottenuti nel passato». Quarto: «Berlusconi da 15 anni è sempre lì, mentre il centrosinistra ha cambiato per tre volte il proprio leader».
Limpressione, insomma, è che qualcosa sia cambiato. E qui divergono le scuole. Cè chi - vedi il deputato Giorgio Straquadanio che dal suo sito Il Predellino non perde occasione di bacchettare Fini - pensa che il presidente della Camera abbia «fatto i conti con la clamorosa sconfitta referendaria». Perché «due giorni prima del voto» lex leader di An aveva invitato alle urne e «il risultato è stato il quorum più basso della storia». Ma cè anche - non solo nellarea che proviene da Forza Italia ma anche in quella di osservanza strettamente finiana - il sospetto che sullaccelerazione di Fini abbia pesato leditoriale di qualche giorno fa a firma Eugenio Scalfari.
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