Benny Casadei Lucchi
nostro inviato a Shanghai
Il «povero vecchio Michael» si siede in sala stampa dopo aver saltato in lungo e in largo per il parco chiuso e il podio. Sembrava un ragazzino, il «povero vecchio Schumi», così lavevano definito solo il giorno prima al box Renault. «In fondo è vero, perché qui sono il più vecchio, ma non mi sembra di essere il più lento», ribatte lui.
Distinto anche nel rifilare questo schiaffo, questa stoccata, questo calcio nel sedere a tutti coloro che lo davano in disarmo.
«Certo, però che, quando dopo una decina di giri avevo oltre 20 secondi di distacco, non avrei mai pensato di vincere...», si fa serio e incredulo.
Michael, il momento chiave della gara?
«I momenti: quando, al primo pit stop, ho deciso di tenere le gomme usate, e quando ho passato Fisichella dopo aver montato le slick. Sapevo che Giancarlo aveva dei problemi in quella curva e ne ho approfittato».
E adesso, se non altro come numero di vittorie, è lei in testa al mondiale.
«Se penso a dove eravamo solo tre mesi fa, mi sembra tutto un miracolo. Ora ci sono due gare decisive, corse dove io e la Ferrari andiamo forte, soprattutto a Suzuka, che adoro».
E dove ha vinto due titoli.
«Non mi piacciono questi riferimenti. Anche perché ormai Ferrari e Renault sono assolutamente allo stesso livello, vincerà chi lavora meglio. Però temevo Shanghai, una gara che mi faceva venire il mal di testa».
Sembra un ragazzino, povero vecchio Schumi.
«Perché sono felicissimo».
Non è che le viene voglia di non smettere...
«Lho già detto a Monza: se non mi volete capire - scherza - sarà meglio che me ne vada...».
Aveva il pubblico cinese tutto per lei.
«Visti i miei risultati, qui, in passato, dovevo sdebitarmi con questo meraviglioso pubblico».
Sincero: non ha temuto che, in quellultimo sorpasso, Fisichella chiudesse e la sbattesse fuori?
«No. Anche perché sapevo che aveva dei problemi... però, a scanso di equivoci, sono passato anche un poco sullerba pur di stargli lontano».
Progetti per ladorata Suzuka?
«Ci proverò».
In che senso?
«Proverò a distaccare Fernando».
LEuropa, lItalia, la Germania hanno fatto una levataccia per guardarla.
«E mi pare di aver ripagato tutti».
Vittoria miracolo?
«Di sicuro. Se alla mattina qualcuno mi avesse dato un foglio con scritto tu arrivi secondo e Alonso vince, io avrei firmato senza aspettare un attimo, e subito dopo sarei salito sul mio aereo per andare a Suzuka... Invece, ho addirittura trionfato».
Cè una ricetta per rimontare 25 punti? Tanti ne aveva di distacco da Alonso, a fine giugno, in Canada.
«Sì: bisogna lavorare duramente ed avere attorno un team fatto di gente fantastica. Dico grazie a tutti: perché dopo questa vittoria latmosfera è fenomenale, siamo tutti motivatissimi».
Le hanno dato del povero vecchio.
«Se in tante stagioni in Formula 1 avessi sempre dovuto dare peso a queste frasi, avrei passato davvero anni difficili. Invece non me ne importa. Sono questioni importanti per gli altri, non per me».
Da povero vecchio ha mantenuto in gara un ritmo eccezionale: anche in qualifica ha fatto un giro al cardiopalma.
«Sono stato eccezionale io ed è stata eccezionale la Ferrari. Assieme, eravamo e siamo perfetti».
Negli ultimi giri Alonso ha un po recuperato.
«Sì, ma era lontano, non ho mai avvertito la sua pressione».
Quando ha pensato per la prima volta «adesso vinco»?
«Quando ho messo le gomme da asciutto: la sensazione è stata eccezionale, ero velocissimo».
Sincero: il suo primo pensiero di mattina, quando ha guardato fuori dalla finestra e ha visto che pioveva ancora?
«Shit (merda, ndr) e olalalà (prova a canticchiare, ndr)...».
Olalalà?
«Sì, olalalà».
Più che un vecchio, un ragazzino.
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