RomaLa riforma delineata da Giulio Tremonti è «seria» e anche i tempi, sono «adeguati». L’importante è che non si pensi solo alle grandi aziende e che si rinunci ad aumentare l’Iva. Poi due messaggi alla politica: sulla crescita e sul fisco, bisogna mettere da parte contrapposizioni sterili e poi serve una legge elettorale che porti ad un Parlamento di «eletti e non di nominati». Giorgio Guerrini è il presidente di Confartigianato, rappresentante di una categoria che ancora sente gli effetti della crisi e lamenta la mancanza di una risposta efficace da parte della politica. Ma che è anche convinta dal piano delineato dal ministro dell’Economia.
Perché le è piaciuto?
«Ha affrontato l’argomento atteso da tutti. E ha dato indicazioni chiare e oneste, ad esempio sui tempi della riforma, che non possono essere dettati dalle contingenze della politica. L’importante è che sia incisiva e non un pannicello caldo per fare passare l’ultimo anno e mezzo della legislatura».
La semplificazione è un vostro cavallo di battaglia...
«Il lavoro dei quattro tavoli che stanno preparando la riforma ha evidenziato quello che diciamo da tempo e cioè che il fisco italiano è una giungla inestricabile fatta di normative sovrapposte, di leggi stratificate».
Convinti dalla ricetta del governo?
«Giusto reperire risorse colpendo spesa pubblica non necessaria e da privilegi radicati. Il piano di Tremonti è serio, i tempi adeguati, ma se in questo paese continueremo a rincorrere convenienze politiche perderemo l’ultima occasione. In questi tempi abbiamo assistito a dietrofront che ci hanno lasciato perplessi, ad esempio sulla politica energetica».
Parla dei referendum?
«Sì. Non si fa così, succede solo in Italia che la politica ragioni su traguardi da raggiungere domani mattina e non su dieci anni. In questo quadro a me pare che Tremonti abbia tenuto la barra ferma anche oggi, dopo due votazioni negative per il governo. Un messaggio forte e chiaro. Noi artigiani vogliamo partecipare all’elaborazione di un fisco più semplice e trasparente. Siamo pronti da subito».
Visto che si parla anche di cambiamenti a lungo termine, pensa debba esserci un comune denominatore con le opposizioni?
«In questi anni abbiamo assistito ad una guerra tra Guelfi e Ghibellini, tra difensori della stabilità e dello sviluppo. È stato un errore enorme».
Concretamente, cosa chiedono gli artigiani? Giusto puntare sull’Irpef?
«Sì. Se invece si puntasse solo sull’Irap si premierebbero i soliti noti. Grandi aziende, quasi sempre statali, banche e assicurazioni. Poi sull’Iva bisogna stare attenti. In tempi di consumi che si riducono non è la ricetta giusta. Tremonti non ne ha parlato e mi pare che l’ipotesi di aumenti dell’Iva, cara a Confindustria, sia definitivamente tramontata».
Perché gli artigiani si occupano di legge elettorale?
«Se continuiamo con una classe politica di nominati, che non risponde agli elettori, ma solo ai leader di partito sarà un danno per il Paese.
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