Rispuntano i soliti noti Persi 10 mesi preziosi

Dieci mesi sono passati da quando, nel dicembre scorso, il Tesoro decise di fare una gara per vendere Alitalia. Dieci mesi passati per nulla. Costati alla compagnia altri 200 milioni nel solo primo semestre 2007. Con un debito che continua a salire (50 milioni in più solo in agosto). Ed è arrivato ormai a 1,1 miliardi. Esattamente pari al valore in Borsa. Mentre prosegue la fuga dei piloti verso altre compagnie. Dieci mesi durante i quali si sono succeduti tre capi azienda (Giancarlo Cimoli, Berardino Libonati, Maurizio Prato) per ritrovarsi, oggi, al punto di partenza.
La gara originale è fallita a primavera dopo che, uno dopo l’altro, i candidati si sono ritirati. Il passaggio successivo è stato quello di varare una trattativa privata, nominando all’uopo tanto di advisor straniero, la banca d’affari Citi. Risultato: ieri la compagnia ha annunciato che la trattativa continua. Con chi? Gli stessi di sempre, come nel gioco delle - in questo caso - sei carte: Lufthansa, Air One, Air France-Klm, Tpg, Aeroflot.

Con l’unica novità della non meglio specificata cordata di Baldassarre, un ex presidente Rai.
Per Alitalia il premier Prodi ha dichiarato pochi giorni fa di «volere un compratore forte». Forti saranno anche forti. Ma di compratori, all’orizzonte, ancora non se ne vedono. E l’azienda muore.

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