Paola Setti
Un uomo solo in consiglio regionale. Fabio Broglia, capogruppo di se stesso nellUdc, contro tutti. I suoi colleghi del centrodestra abbandonano laula per protesta contro «la democrazia calpestata». Lui no. Lui resta. Perché, dice: «Una materia così delicata come il diritto allo studio non si può delegare alla sola maggioranza». Bisogna restare e tentare di migliorare il testo, ecco. Alla fine si astiene perché ha migliorato ma non abbastanza, vabbè.
Ma intanto è rottura e mica solo con la Casa delle Libertà. Gianni Plinio il capogruppo di An non usa mezzi termini: «Alla fine della seconda guerra mondiale i collaborazionisti furono passati per le armi», seguito da Luigi Morgillo il capogruppo di Forza Italia: «Broglia si è reso complice dio Rifondazione, che parla di vittoria di chi pensa che la scuola debba essere solo pubblica e che tutte le risorse debbano andare solo alle statali».
Ma il più feroce è Rosario Monteleone il segretario ligure della Margherita. Che, unico nel centrosinistra, vota contro tutti gli emendamento di Broglia. E poi a Broglia glielo va pure a dire, che così non si fa: «La verità è che tu sei rimasto per occupare uno spazio politico che però non ti compete. Se volevi collaborare potevi farlo in commissione, ma non lhai fatto». Broglia non fa una grinza: «Sì che lho fatto, tu non ceri nella seconda commissione». Sale la rabbia: «I tuoi emendamenti non erano migliorativi. Sei rimasto per poter dire che alla legge hai collaborato anche tu, ma noi potevamo approvarla anche senza di te, i numeri li avevamo». Ma Broglia niente: «Io non voglio alcuna paternità, ma un metodo di lavoro nuovo, perché il tutti contro tutti non funziona più. Io il diritto allo studio non lo appalto a nessuno. Questa legge non è il successo di nessuno, ma il frutto di una mediazione fra tutti». Monteleone non ci vede più: «Ma gioca a carte scoperte, Fabio! Ci vuole anche un po di coerenza nella vita». E lui, Fabio: «Questa legge demanda molto a un piano di giunta sul quale tu ti dovrai scannare con i tuoi alleati, visto come la pensa Rifondazione. Io invece ho scelto di mettere gli interessi dei cittadini davanti agli interessi degli schieramenti, e non voglio una coalizione prigione».
Più che altro, Broglia non è più nella coalizione da tempo, fanno notare nel centrodestra, ma che vuoi. Una volta si parlava di prove di grande centro. Adesso è forse il caso di parlare di prove di «furto» del centro.
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