(...) È una legge non scritta, ma quasi matematica: una buona opposizione non aiuta soltanto se stessa per la volta successiva, ma anche il governo, incalzato da vicino.
In Liguria, in particolare, le lotte intestine al Pd sono particolarmente cruente. Si parla anche di piccoli favori locali usati in chiave primarie. Ve ne racconto uno come cartina di tornasole per tutti: qualche giorno fa, un sindaco di un piccolo comune avrebbe rilasciato una licenza a un esercizio (peraltro regolarissima, che sarebbe arrivata comunque e con tutti i crismi, non cè niente di irregolare sul piano penale) invitando però il titolare a «ricordarsene al momento di votare le mozioni». Come dire che, nellurna, Stalin non ti vede, Dio sì e il sindaco probabilmente.
Al cinema Moderno di Sarzana, invece, si sono sfiorate le botte, con un battibecco fra lex sottosegretario all Difesa e presidente dellAutorità Portuale spezzina Lorenzo Forcieri, da sempre un moderatissimo dei Ds e del Pd, e il coordinatore franceschiniano di Sarzana. Si dibatteva di elettori «accompagnati» ai seggi, più o meno spontaneamente. Le sedie non sono volate. Tutto il resto, però, sì.
Di episodi così ce nè a bizzeffe. E, ad appesantire ulteriormente la situazione, è una candidatura ingombrante come quella di Sergio Cofferati alla segreteria regionale. Cofferati, venuto a Genova «per stare vicino alla famiglia» si è trovato prima eurodeputato e poi candidato segretario, oltre che uomo di punta della mozione Franceschini a livello nazionale. Tanto che, nel culmine dialettico dello scontro fra piddini, è stata affidata proprio a lui una delle dichiarazioni più forti.
Per i non addetti ai lavori e soprattutto ai livori del Pd, faccio il riassunto delle puntate precedenti: Rosy Bindi (bersaniana) accusa Franceschini e Veltroni «di aver distrutto il partito»; Walter Verini (franceschiniano) replica ricordando «le poco edificanti esibizioni televisive di scambio di pizzini (fra il dalemiano Latorre e Italo Bocchino del Pdl, ndr), le incredibili vicende napoletane, la sottovalutazione da parte di alcuni della questione morale...»; Gianni Pittella (bersaniano) controreplica che «chiamare in causa DAlema per una cena elettorale è di una gravità sconcertante. È scorretto e strumentale descrivere tutti i dirigenti del Pd meridionali come se fossero tutti da riformare».
A questo punto, sono scattate le controcontrorepliche dellartiglieria franceschiniana. E il capo dei bombardieri di Dario è stato proprio Cofferati: «Nessuno ha attaccato DAlema. Semplicemente, una notizia apparsa sui giornali, come è normale che sia, ha suscitato domande e interrogativi. Per questo mi pare del tutto fuori luogo il tentativo dellonorevole Pittella di accreditare lidea che sia in atto unostilità verso i gruppi dirigenti del Partito Democratico nel Sud. Quello che è indispensabile per il nostro partito è che il rispetto delle regole, la trasparenza e il rigore valgano per tutti, al Nord come al Sud».
Per la cronaca, il Pittella contro cui ce lha tanto Cofferati, oltre ad essere il coordinatore organizzativo della mozione Bersani, siede anche a pochi banchi di distanza da Cofferati allEuroparlamento, nello stesso partito e nello stesso gruppo parlamentare.
Poi, cè stato un altro round nazionale, che vi risparmio. Ma anche uno scontro per una lettera assolutamente neutra in cui il segretario regionale del Pd Tullo (bersaniano) invitava gli iscritti a votare alle primarie. Mal gliene incolse: Cofferati è insorto urlando alluso di parte del ruolo super partes del povero Tullo, persona mite quantaltri mai. Pasero (mariniano) ha tradotto: «Cofferati dice queste cose per andare sui giornali».
Li avevamo occupati di occuparsi troppo di escort e troppo poco di problemi reali. Ma, se questo è il livello del dibattito, forse andavano meglio quando si occupavano di escort.
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