RomaMa che succede a Rosy Bindi? Era una cattolica moderata, è diventata unattaccabrighe dallinsulto facile. Pericoloso avvicinarla, morde Rosy «Kill» Bindi. Qualche giorno fa una sua collega di partito, la Concia, si era beccata (in commissione Diritti del Pd...) un simpatico «rompicoglioni» (con laggiunta di «estremista» e il consiglio non richiesto di cercarsi uno psicologo) dalla Rosy, scocciata da un nonnulla. Basta poco per darle fuoco, anche una battuta, come quella azzardata da DAlema a Montecitorio prima di essere investito dalla furia bindiana. Ha osato fare dellironia, lex premier, quando nel Pd si discuteva (come al solito con una ventina di posizioni diverse) se uscire o no dallaula come gesto di protesta per la prescrizione breve. Siccome la Bindi sosteneva lAventino democratico ma DAlema no, questultimo, di fronte alla foga cattocomunista, ha fatto una sortita sardonica delle sue: «Che vuoi? Che gli vado a menare? Mi levo gli occhiali e vado...».
Una battuta, nemmeno così antipatica malgrado il tono sprezzante che si può immaginare nellautore. Però la Bindi non ha riso per niente, anzi ha preso a inveire violentemente contro DAlema. Cosa gli ha detto? Qui le ricostruzioni sono imprecise. Cè chi dice sia volata una parolaccia, mentre altri (dai banchi attorno al suo, nel penultimo spicchio alla sinistra dellemiciclo) racconta solo di una sfuriata dura ma senza turpiloquio.
E meno male che da giovane voleva fare «il prete» (sì, non la suora, proprio il prete): «Dicevo la Messa da sola - ha raccontato -, però la parte preponderante era lomelia. Quindi volevo fare il politico». Il carattere fumantino della Bindi viene fuori spesso («questa ci farà perdere voti» sussurravano nellUlivo quando lei faceva il ministro della Salute).
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