Risse, urla e scontri fisici: la crisi di nervi dei politici

Ogni tanto, però, fate l’amore con le vostre mogli. O con chi vi pare... Almeno un po’... Il suggerimento è peggio che banale, è squallido. Ed è pure politicamente scorretto, perché fa tanto venire in mente quelli dei fiori nei cannoni. Ma insomma, riattivate i canali della vita. Perché il nemico sembra l’abbiate più dentro di voi che davanti a voi. Non viene altro da suggerire osservando basiti gli show dei politici: sono tutti sull’orlo di una crisi di nervi, senza nemmeno un Almodovar a cui dare la colpa, senza nemmeno un gazpacho ai barbiturici da accusare. Ieri, dopo che ha dato di matto anche Francesco Storace in Campidoglio, le speranze si sono definitivamente perse. Ormai la nevrosi è diffusa, sibillina, trasversale. Cosa si fa «ragazzi»? Se non riuscite neppure a tenere il punto davanti alle telecamere o alle riunioni di partito, cosa si deve concludere? Che la situazione è grave, che la tenuta è finita, che non val più la pena combattere per la stabilità del nostro Paese neppure a colpi di autocontrollo? Il leader de La Destra ha tirato una cartellina di documenti addosso al consigliere del Pd, Athos De Luca. Stavano decidendo delle Torri di Renzo Piano, quello gli ha ricordato-rinfacciato il «Laziogate» e Storace non ci ha più visto. Dopo il lancio ha spostato il tavolo davanti al quale era seduto con una poderosa manata e ha fatto per alzarsi ingaggiando la rissa. L’hanno tenuto fermo i compagni di partito, ma tutto è stato ripreso dalle telecamere interne. Davanti a quelle nemmeno interne, si sono espressi gli altri: D’Alema contro Sallusti a Ballarò da Giovanni Floris su Raitre, Bocchino e Urso contro Lupi a L’ultima parola di Gianluigi Paragone su Raidue, Fini col dito minaccioso sotto al palco di Silvio Berlusconi durante il direttivo nazionale del Pdl, perfino Chicco Testa, che politico non è più (l’ex leader di Legambiente ed ex presidente di Acea ed Enel) ma che ha mutuato i modi degli ex colleghi, sempre su Raitre a Cominciamo bene, contro il geologo Mario Tozzi.
Tra gli «Oh, ma sei fuso?», «Vada a farsi fottere», «Ti spacco la faccia»... S’è sprecato di tutto.
Nello specifico: durante L’ultima parola Bocchino aveva rinfacciato a Lupi le «lottizzazioni» di Cl e al conduttore Paragone di «essere in quota Lega»; il finiano di ferro, Adolfo Urso, ci aveva messo il carico da novanta inzigando il deputato forzista sul titolo del Giornale riferito al presidente della Camera, «Il ruggito del coniglio». Il noto alterco D’Alema-Sallusti era scoppiato su Affittopoli, Berlusconi e Fini si erano scontrati a colpi di discorsi e gesti (solo da parte del secondo) durante l’ultima uscita pubblica «comune», Testa aveva aggredito il geologo a proposito delle sue teorie sull’energia nucleare. Per quanto riguarda Storace, vebbè, si è detto.
A tener tese le cose ci sono un sacco di faccende, dalle case al fango, dall’eolico all’euro... Ma state calmi, se potete. Dovete. Almeno quando siete in eurovisione. O comunque in visione. E dire che il leader della Destra si era complimentato con il condirettore del Giornale per l’aplomb tenuto davanti a D’Alema. Poi... du’ metri de S-torace anche lui, davanti a De Luca. La cartelletta, il tavolo, le mani che gli prudono.

Un’insospettabile friabilità di nervi che colpisce come un virus. C’è in giro un’influenza selettiva che si concentra solo sull’organismo dei politici, che dà la febbre solo alla «nomenklatura». Un virus che l’imitatore di Emilio Fede definirebbe, sibillinamente, «comunista».

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