Il ristorante diventa snob Prenotare? È fuori moda

Il ristorante diventa snob Prenotare? È fuori moda

Ancora poche ore e giungeranno a Milano trecentomila entusiasti visitatori del Salone del Mobile. E da qualche parte dovranno pur mangiare. Immaginiamo code fantozziane all'entrata di Eataly Smeraldo, prodotto su misura per il turista straniero, ma i veri buongustai sceglieranno locali gourmet dalle pietanze meneghine.
Tra le numerose offerte sul mercato, spicca una particolare tendenza rilanciata, guarda caso, dall'onnipresente Carlo Cracco. Ebbene da oggi, proprio in concomitanza con l'inizio della design week, nel ristorante semi low-cost «Carlo e Camilla in segheria» di via Meda, sarà vietato prenotare. O meglio «chi prima arriva meglio alloggia», con il tavolone crociato a disposizione degli avventori più veloci. Dietro la curiosa decisione, esiste una filosofia gestionale ben precisa, quella di dare a ognuno la possibilità di trovare «sempre» una sedia disponibile, salvo poi accorgersi che bisognerà attendere ore per sfamarsi. A quel punto il coraggioso avventore ha due possibilità: trasferirsi alla trattoria vicina, oppure prendere posizione al bar e sorseggiare un aperitivo nell'attesa che si liberi un desco. In questo modo la proprietà pensa di fare due turni a sera, considerando che la zona è periferica e gode di scarsa concorrenza nei paraggi. Resta l'incognita della roulette per l'assegnazione del posto, e soprattutto se alla lunga tale strategia (di marketing) non infastidisca la pagante clientela.
L'ultima creatura gastronomica dello chef stellato Cracco sarà comunque in buona compagnia. Infatti altri famosi ristoranti seguiranno la medesima iniziativa, a cominciare dalla modaiola «Latteria» di via San Marco, ritrovo da anni della buona borghesia ambrosiana, di giornalisti in libera uscita e radical chic del tubo catodico. Luogo storico nel cuore di Brera, rappresenta una tappa fissa per i bon vivant, ma risultando di capienza limitata e non prendendo riservazioni, è consigliabile presentarsi entro le ventuno, se si desidera una posizione confortevole. Menù minimal, casareccio e improntato su piatti regionali, con la peculiarità che le proposte cambiano quotidianamente. Gli amanti della cucina giapponese possono dirigersi invece al mitico «Poporoya» in via Eustachi, il più antico sushi milanese, che ancora oggi non garantisce al fedele cliente un posto sicuro. Da poco è stato ristrutturato, la filosofia è però sempre la stessa: pesce di qualità, prezzi onesti, ma bisogna aspettare con serenità il proprio turno.
Ultimo arrivato nel panorama della ristorazione etnica, il «Noodle - Al Mercato» di via Bligny, ha subito sposato l'idea snob di non prenotare tavoli agli ospiti. Soprattutto la sera del sabato, appare complicato sedersi, mentre durante la settimana la situazione migliora. Nel periodo dell'imminente Salone risulterà un'impresa assaggiare le pietanze del divertente locale, una miscela di sapori sud americani e asiatici.

Dallo spaghettone d'ispirazione orientale all'hot dog gourmet, innaffiato da vino rosso e freschi cocktail.

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