Roberto Fabbri
Ristoratori francesi sul piede di guerra dopo che la riunione di martedì dei ministri europei delle Finanze li ha delusi profondamente non riuscendo a trovare un accordo sulla riduzione dellIva per una serie di settori dattività, tra cui il loro. Chef e albergatori transalpini attendono da tre anni il mantenimento di una promessa fatta loro dal governo di Parigi: il ribasso delllIva al 5,5 per cento. «Ne abbiamo abbastanza», dice il sindacalista André Daguin, che chiede allimbarazzato premier Dominique de Villepin che la Francia applichi la riduzione unilateralmente.
Al momento, la palla è ferma nella metà campo di Bruxelles. Largomento potrà essere nuovamente affrontato al Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre, ed eventualmente al prossimo Ecofin, in agenda per il 24 gennaio. Nel frattempo, rimangono in vigore le deroghe già oggi valide in nove Paesi, Francia compresa, che permettono ad esempio di avere lIva al 5,5 per cento per quel che riguarda i lavori di ammodernamento degli alloggi.
La questione è delicata e non manca di aspetti paradossali. Nella previsione di bilancio dello Stato francese per il 2006, lIva per i riammodernamenti e i restauri degli alloggi è infatti messa in conto per un totale di oltre 5 miliardi di euro. Se Parigi ottenesse dallUe il ribasso al 5,5 per cento, le entrate dello Stato si alleggerirebbero di un paio di miliardi. Cifra significativa, se si considera che il deficit attuale complessivo ammonta a 53,6 miliardi di euro (erano 51 un anno fa) e che lobiettivo per il 2005 era di 46,8 miliardi.
La decisione di rinviare una volta di più la soluzione della questione della riduzione dellIva è stata proposta dal ministro tedesco delle Finanze Peer Steinbrück, che confida nella capacità della neocancelliera Angela Merkel di arrivare a sciogliere il nodo. La Germania sarebbe disposta infatti a delle concessioni, purché il numero dei settori cui il ribasso dellIva sarà applicabile venga ridotto. Secondo Gordon Brown, che ha parlato a nome della presidenza britannica, esistono «effettivamente buone probabilità che al Consiglio europeo si riesca a raggiungere un accordo».
In verità, tra Francia e Germania esiste un malcelato disaccordo di fondo sulla questione. È vero che recentemente lex Cancelliere Gerhard Schröder aveva promesso al presidente Jacques Chirac il sì del suo Paese al ribasso della fiscalità per il settore della ristorazione, ma a Berlino non vogliono che il sistema delle deroghe finisca con linteressare troppe categorie. Più in generale, alla Germania non piace il concetto della riduzione dellIva, meno che mai in Paesi vicini.
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