RomaDi Rieccolo ce nera uno solo e di nome faceva Amintore. Però, quanto a resurrezioni politiche, anche Clemente Mastella non scherza. Pure lui ex dc, pure lui esperto in immersioni e emersioni, pure lui specialista in spettacolari ritorni. Così, dopo un anno e mezzo di apnea, dopo essere uscito dal governo Prodi e dal Parlamento, dopo aver staccato la corrente al suo Campanile e aver cambiato schieramento, ora Mastella può rialzare la testa. Non è più un signor nessuno, è un deputato europeo: ha un qualcosa in mano con cui rimettere in moto lUdeur e annunciare il programma dei prossimi mesi. «Saremo nel centrodestra ma non entriamo nel Pdl».
Lui stesso, aprendo il consiglio nazionale, parla apertamente di «rinascita». Cè stato, afferma, «un tentativo dissolutorio messo in campo contro il nostro partito», però «la nostra morte non è stata eterna ed è giunto il momento della resurrezione». Dove? Sempre al centro, ma stavolta nella parte destra dellemiciclo. «Il Pdl è una buona intuizione però non è ancora una realtà. Noi - assicura - restiamo alleati seri e responsabili ma giocando il nostro ruolo».
Che sarebbe il solito, il presidio della frontiera, loccupazione della zona grigia. «Lo spazio cè. Il Pdl in molti luoghi non può farcela se non trova alleanze, ha bisogno degli altri. Le ultime elezioni hanno dimostrato che non basta Berlusconi per vincere sul territorio. E questo vale soprattutto al Mezzogiorno». Guai però a parlargli del partito del Sud. «Se ne discute troppo e troppo a vanvera. È una cosa confusa, perché il meridionalismo non può essere solo il ponte sullo Stretto».
E allora? «Allora - dice Mastella - noi dobbiamo dimostrare di essere il terzo partito del centrodestra. È saltata lidea del bipartitismo, mentre resta il bipolarismo: senza il centro, non si vince». Il Campanile si ricandida in questo ruolo di cerniera, però durante lanno horribilis, in tanti hanno abbandonato la zattera mastelliana. Da qui la necessità di azzerare i vertici locali e di un nuovo tesseramento. «Volevano farci sparire, invece siamo qui».
Certo, la chiave di tutto sta il quello scranno che Clemente ha conquistato a Strasburgo, dove lex ministro della Giustizia si è già fatto notare: del resto la politica passa sempre attraverso i segni tangibili del potere. «È proprio così - ammette Mastella - , è inutile negare che il mio risultato personale ci ha consentito di essere ancora sulla scena. Nessuno scommetteva sulla mia elezione, neanche alcuni nostri dirigenti, invece sono arrivato secondo nel mio collegio dietro Berlusconi».
Con lUdeur in pista, tornano anche i fasti di Telese e della piscina a forma di cozza.
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