
"Quando c'ero io la Lombardia correva di più? Mi sembra evidente, tutti i cittadini lo dicono. C'è un rimpianto straordinario, incredibile che ovviamente mi emoziona e inorgoglisce". Il "Celeste" non ha perso lo smalto. Roberto Formigoni commenta le parole appena pronunciate sul palco dal coordinatore regionale di Forza Italia Alessandro Sorte, una stilettata che apre (anche) il derby con la Lega nella lunga campagna verso le Comunali del 2027. Con il presidente Attilio Fontana la Lombardia corre, ma correva di più quando alla guida della Regione c'eravamo noi. Quanti di noi hanno trovato in strada amici che dicevano eh ma quando c'era Formigoni la Lombardia correva e correva". Seduto in prima fila accanto all'ex sindaco Gabriele Albertini, Formigoni si gode gli applausi. Per riconquistare Milano torna in campo anche l'ex governatore del centrodestra, non da candidato ma per giocare al tavolo dei "kingmaker" e per raccogliere i voti degli indecisi e dell'area cattolica e centrista. Esclude ruoli più attivi in politica, "in questa fase non sono disponibile, poi mai dire mai". Le Comunali del 2027 invece "sono una prova importantissima per Milano e ho esortato i miei compagni di partito a essere militanti, è la forza di un partito, il forte astensionismo dipende dal fatto che nessuno si sente più ascoltato e dobbiamo incontrare la gente, raccogliere bisogni e desideri". Il giudizio sulla giunta Sala è tranchant: "Le lamentele di tantissimi cittadini e categorie sono l'indice che ha tradito le attese, c'è una volontà implicita di cambiare e dobbiamo renderla esplicita ascoltandoli". Il dibattito sul nome civico o politico non lo "entusiasma", anche se i forzisti premono per un "manager, un civico" come ha ribadito ieri Sorte. "L'importante è che sia la persona giusta - commenta Formigoni -, la più adeguata a incarnare lo spirito della coalizione. Quando Berlusconi mi scelse nel 1995 non ero iscritto a Fi ma al Cdu, sapeva però che avevo le caratteristiche per rappresentare tutti". E "il portavoce è importantissimo ma deve essere espressione del programma, c'è tempo per una fase di ascolto ed elaborazione dei temi. Ho nomi in mente ma li faremo a tempo opportuno". E anche per il "Celeste", come lo avevano battezzato quando governava ai piani alti del Pirellone, è "assolutamente giusto allargare la coalizione, nel centrosinistra sia a livello milanese che nazionale ci sono dissidi enormi e noi ci dobbiamo insinuare, i moderati e cattolici sono sempre più a disagio".
La commissaria cittadina di Forza Italia Cristina Rossello ha radunato ieri mattina in zona Fiera una (buona) parte della nuova squadra azzurra che la affiancherà durante la campagna, il nuovo organigramma conta 398 militanti.
Anche Sorte torna a insistere sull'allargamento: "Azione ha un programma garantista, europeista e a sostegno delle infrastrutture. Come può pensare di stare con il M5s, con la sinistra radicale e il Pd della Schlein?". Sul palco tra gli altri l'assessore regionale Gianluca Comazzi, il consigliere regionale Giulio Gallera e comunale Alessandro De Chirico, l'eurodeputato Massimiliano Salini, il sottosegretario Alberto Barachini, il neo sindaco di Rozzano Mattia Ferretti. Per Albertini "la giunta Sala è ideologica, non interpreta il genius loci di Milano, ha una visione dell'ecologia tutta sua perchè se la prende solo con le auto". Insiste su un candidato che "non appartenga alla politica militante. Partiamo svantaggiati, 58 a 32% all'ultima tornata, serve un nome che raccolga consenso sia da partiti moderati organizzati di centrosinistra, Azione ma anche Italia Viva vedremo quanto possono convergere con noi su un civico, sia dal vero partito di maggioranza relativa che è l'astensionismo". Nomi "ne abbiamo, sostanzialmente condivisi in primis dalla dirigenza di Fi e Lega, forse anche da FdI, eccetto da Ignazio La Russa che ha un'idea tutta sua. Ha una posizione originale, mi ricorda quando 5 anni fa mi defilai dalla corsa ma ero disponibile a fare il vice. Disse che ero troppo conosciuto e avrei oscurato il candidato. Ma è proprio per questo che esiste il ticket. Un paradosso, sembra che giocasse a perdere.
Non vorrei che anche adesso il nome che ha fatto", quello del leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, "portasse in quella direzione. Niente contro Lupi, ci mancherebbe, ma è un nome politico e partiamo da un 58 a 32, che politicamente ci vede in salita".