Il ritorno di Osama non impressiona l’America

Perplessità sul nastro: se Bin Laden è in una grotta come fa a sapere dei sondaggi Usa?

Bin Laden non impressiona l’America o almeno così sembra. Il «semaforo» che indica il rischio di attentati non è stato modificato e resta sul giallo, terzo livello di una scala di cinque. E ieri diversi esponenti dell’amministrazione Bush si sono prodigati per tranquillizzare l’opinione pubblica. Le minacce di Osama vanno «prese sul serio» - afferma il ministro della Giustizia Gonzales - ma il governo farà di tutto «per proteggere il Paese e gli interessi americani nel mondo». Quel che è importante è che i cittadini «continuino a vivere le proprie vite come sempre». «Non bisogna drammatizzare», rilancia il capo dell’Fbi Robert Mueller: «Dall’11 settembre conviviamo con il pericolo di nuovi attacchi e la cassetta del capo di Al Qaida non modifica il quadro». Un messaggio che sembra essere stato recepito: ieri mattina Osama era già sparito dalle prime pagine dei più importanti siti d’informazione e solo la città di Los Angeles aveva deciso di rafforzare le misure di sicurezza.
Eppure a livello politico, la riapparizione, sebbene solo vocale, di Bin Laden è destinata ad avere importanti ripercussioni sul piano interno. Quella che si apre lunedì sarà una settimana cruciale: il Congresso dovrà decidere se rinnovare la legge speciale antiterrorismo - il «Patriot Act» - e al Senato cominceranno le audizioni per valutare se la Casa Bianca abbia violato la legge autorizzando migliaia di intercettazioni telefoniche senza mandato giudiziario. Ed è possibile che, come era già accaduto alla vigilia delle presidenziali del 2004, la tempistica di Osama finisca per favorire proprio Bush, che ora ha un valido argomento per convicere che questo non è il momento giusto per indebolire la sua leadership.
Intanto i servizi segreti continuano ad esaminare il nastro, che presenta più di un’anomalia. Un solo dato appare incontestabile: Bin Laden è vivo. Ma per il resto la comunità dell’intelligence inizia già a dividersi. Secondo alcuni esperti la sua voce era «stanca e affaticata», secondo altri si tratta invece di un’impressione dovuta solo alla cattiva qualità del nastro: Osama sarebbe in buone condizioni di salute. Impossibile, per ora, stabilire la data di registrazione; secondo alcune fonti risalirebbe alla settimana scorsa e sarebbe una risposta al raid condotto dai caccia americani la settimana scorsa in un villaggio di confine del Pakistan con l'obiettivo di assassinare Ayman al Zawahiri, il numero due di Al Qaida.
Ma a suscitare le maggiori perplessità sono alcuni passaggi del proclama. Innanzitutto, la critica ad Al Jazeera. Osama denuncia i presunti piani di Bush di bombardarla ma poi la definisce «nonostante tutto, una creatura degli americani». Inoltre cita i sondaggi che rivelano come la maggioranza dei cittadini Usa sia favorevole al ritiro dall’Irak ed è singolare che un uomo rintanato nelle grotte sulle montagne tra Pakistan e Afghanistan possa essere così ben informato.

Infine, ha sorpreso tutti il riferimento a uno scrittore americano poco noto in patria, che scrive saggi di denuncia contro l’imperialismo americano. Il suo nome è Willian Blum e grazie a Bin Laden è diventato una star.

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