Ritorno alla tradizione

Sarà per i tempi duri della crisi economica globale, sarà per puro spirito di servizio o forse per stanchezza verso le stranezze, fatto sta che si torna alla Tradizione. Si, proprio quella con la «T» maiuscola. Per carità: senza tralasciare il Novecento, ci mancherebbe altro. Ma quel gusto dell’opera come lo intende la stragrande maggioranza del pubblico, per la stagione scaligera 2009/10 è assicurato. Insomma, di nuovo coi piedi per terra. Del resto, se anche lo stesso sovrintendente del teatro Stéphane Lissner, da quattro anni al Piermarini, con il suo inequivocabile accento d’Oltralpe ha dichiarato alla presentazione di ieri - con il sindaco Moratti presidente e Bruno Ermolli vice - che «questo è il miglior programma della sua gestione», deve esserne convinto anche lui, e la cosa ci fa solo piacere. Ecco dunque che al Piermarini, in cartellone per l’inaugurazione di Sant’Ambrogio, il 7 dicembre, ci sarà la sfavillante Carmen di Bizet, in un nuovo allestimento di produzione interna, con la regia e i costumi di Emma Dante, la bacchetta dell’ormai «casalingo» Daniel Barenboim sul podio e la venticinquenne georgiana Anita Rachvelishvili (uscita fresca fresca dall’Accademia sacaligera) protagonista. Sempre a Carmen toccherà chiudere la stagione, ma questa volta con la direzione di Gustavo Dudamel. Nel mezzo, altre 11 opere per sei allestimenti inediti, all’insegna del classico italiano, francese e tedesco. Il belcanto nazionale sarà rappresentato da Verdi con Rigoletto (con l’impagabile Leo Nucci) e Simon Boccanegra, che vedrà il ritorno di Plácido Domingo per i suoi quarant’anni di Scala; da Rossini con Il Barbiere di Siviglia (e il miglior Conte d’Almaviva sulla piazza: Juan Diego Florez), e L’occasione fa il ladro; infine Donizetti, con L’elisir d’amore. Per la Francia, oltre a Carmen ci sarà il Faust di Gounod. Infine l’Europa di lingua tedesca, con Das Rheingold e Tannhauser di Wagner (Germania) e Don Giovanni di Mozart (Austria). Il Novecento è presente con Da una casa di morti del ceco Leos Janacek e Lulu dell’austriaco Alban Berg, in due allestimenti anch’essi nuovi. Anche sul «fronte» dei direttori, Lissner e compagni hanno voluto tenere il profilo alto.

Del resto, non poteva essere altrimenti: un’auto da gran premio, com’è la Scala, deve avere un motore pieno di cavalli, ma accoppiato a un telaio altrettanto efficace. Barenboim per Carmen, dicevamo. Ma anche Salonen, Mehta, Gatti. Una preghiera rivolta a registi, scenografi, e costumisti: con tutto il cuore, lavorate anche voi all’insegna della Tradizione con la «T» maiuscola.

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