Ritrattista per passione e «maudit» per destino

Al complesso del Vittoriano si è aperta una antologica dedicata a Modigliani Molti i ritratti delle sue celebri «mus»

Sabrina Vedovotto

«La vita è un dono: dei pochi ai molti, di coloro che sanno e che hanno a coloro che non sanno e che non hanno». Un bene prezioso la vita per Amedeo Modigliani, come afferma in questo breve assunto, artista che muore giovanissimo, nel 1919, appena trentacinquenne. Una vita vissuta intensamente, in maniera a volte ossessiva, angosciante. Ma vissuta. L’artista, al quale il Complesso del Vittoriano dedica una mostra di grande respiro. Verrebbe da dire di prestigio anche se quelli maggiormente riconoscibili mancano. Un’idea dell’artista, comunque, delle sue sensazioni, emozioni, si avverte ugualmente.
Non moltissimi i nudi, che hanno reso celebre Modigliani al mondo, ma un numero piuttosto alto di ritratti. Che in fondo sono poi la modalità a lui più congeniale di eseguire opere d’arte. Perché Modigliani di ritratti ne ha realizzati davvero tanti, a tutte le persone che intorno a lui sono gravitate. Soprattutto alla donna che lo ha amato profondamente, Jeanne, che, disperata per la morte del suo amato, il 25 gennaio del 1920, esattamente un giorno dopo la morte di Amedeo, si getta dal quinto piano, incinta di otto mesi. Ma ci sono anche Beatrice, Lunia, Hanka. Quasi sempre «sdraiate, abbandonate, indolenti e sensuali», come dice Lea Mattarella in un saggio del catalogo.
Le donne fanno parte, in maniera totale, del mondo di Modigliani, perfette modelle di nudi e di ritratti nei quali i loro esili colli e le loro teste ovali, creano quegli splendidi quadri che danno il timbro a tutto il corpus artistico di Modì (che suona proprio come maudit, condannato o maledetto). Esili figure, anche nel caso degli uomini, con occhi sfuggenti, quasi assenti, quasi a testimoniare che l’essenza di una persona non si trova nella forma del corpo, ma nella sua sostanza, in quello che si percepisce proprio attraverso lo spiraglio di luce che proviene da quegli occhi.
Una personalità complessa quella di Modigliani, un uomo eccentrico, raffinato, bellissimo, seduttivo, dandy.
Quando esattamente un secolo fa arriva a Parigi è un artista livornese di 22 anni, che ha già trascorso parte della sua vita in città come Roma, Firenze, Venezia, ma che sente la necessità di un vero e reale confronto con una città in fermento piena di artisti pronti a gettarvisi anima e corpo. Suggestiva in mostra, quasi fosse un cimelio, la tavolozza dell’artista, con i colori secchi sopra.

L’opera invece probabilmente più curiosa, è il quadro con il recto ed il verso, realizzati uno da Costantin Brancusi, artista vicino a Modigliani per le forme e l’altro da Modigliani stesso. Due titoli diversi, Studio per il suonatore di Violoncello da un lato (Modigliani) e Abbozzo per un ritratto dall’altro (Brancusi).
La mostra rimarrà aperta fino al 20 giugno.

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