Ritratto d’ecologista con scooter inquinante

Il modo migliore per parlare alla gente dei cambiamenti climatici? "La non-fiction". Lo dice lo scrittore britannico Ian McEwan, 61 anni, che proprio a questo tema ha dedicato il suo nuovo romanzo Solar

Ritratto d’ecologista con scooter inquinante

Il modo migliore per parlare alla gente dei cambiamenti climatici? «La non-fiction». Lo dice lo scrittore britannico Ian McEwan, 61 anni, che proprio a questo tema ha dedicato il suo nuovo romanzo Solar, in una lunga intervista pubblicata ieri sul quotidiano The Guardian. In uscita per Random House nei Paesi di lingua inglese, Solar, che dovrebbe essere pubblicato in Italia da Einaudi a fine 2010, vede al centro Michael Beard, uno scienziato britannico che vince il premio Nobel per la fisica dopo aver scoperto come estrarre energia dalla fotosintesi. L’autore di Espiazione e Sabato racconta anche la genesi di Solar, resoconto romanzato di un viaggio del 2005 al Circolo Polare Artico con un gruppo di scienziati e artisti come testimoni dei cambiamenti climatici. «Ho adorato quel viaggio» dice McEwan nell’intervista. A leggere Solar non si direbbe. Secondo quanto riporta un altro giornale inglese, il Times, il libro sarebbe stato accolto molto male dai suoi ex compagni di viaggio, presi di mira fra le righe. Anthony Gormley, il celebre scultore che durante il tragitto ha realizzato diverse opere, tra cui un autoritratto ottenuto seppellendosi prima nel ghiaccio per poi riempire lo spazio vuoto con fogli di polietilene, nel libro di McEwan diventa un artista spagnolo di nome Jesus la cui specialità è creare statue di pinguini. Rachel Whiteread, un’altra artista, al suo ritorno a Londra ha creato per la Tate Modern un’installazione di cubi bianchi che rappresentavano una pianura ghiacciata. Al suo posto in Solar si trova invece Stella Polkinghornem, autrice di un Monopoli gigante, ogni lato lungo 100 metri. La satira dello scrittore non risparmia gli scienziati della missione, impegnati a viaggiare da una parte all’altra della calotta polare a bordo di scooter inquinanti.

E la stanza in cui tutti i partecipanti alla spedizione si cambiavano prima di uscire ad esplorare i ghiacci, diventa per lo scrittore una metafora di come l’uomo tratta la Terra: ognuno ruba gli stivali dell’altro, calpestando le tute altrui senza alcun rispetto.

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