Firenze - Il bomber azzurro per antonomasia, l’indimenticabile e indimenticato Gigi Riva, capo delegazione della Nazionale azzurra, non ne può più: «Stamattina finalmente ho letto sui giornali la parola giusta: terroristi. Quel che è successo domenica è guerra civile. Bisogna fermare tutto. Non ci sono altre soluzioni. Prima dobbiamo bloccare tutto questo - ripete con grande fermezza -, e poi si può pensare a ricominciare a giocare».
Riporta l’umore di tutto il gruppo, la rabbia contro la violenza degli ultrà, quasi nell’impossibilità di tenersi dentro l’amarezza di questi giorni. Voglioso di dire cosa ne pensa, Gigi Riva affronta l’argomento a due mani e parla a ruota libera.
Lei sarebbe pronto a fermare il campionato?
«Io lo fermo anche subito il campionato, anche per un anno, se debelliamo questo terrorismo. Tutti hanno detto che sarebbero pronti a firmare per lo stop se servisse a mettere la parola fine a questa situazione, a queste violenze, io sono pronto».
È sufficiente fermare la serie B e la serie C solo per una domenica?
«Fermiamo il calcio una domenica, tre mesi, anche per sempre, purché finisca questo clima. Non mi interessa se c’é un’eventuale fuga di campioni dal nostro campionato come ha detto Kakà, non è questo che mi preoccupa. Il problema non è Kakà ma mio figlio che va allo stadio».
Siete tutti molto scossi qui in Nazionale.
«Sono tanti anni oramai che affrontiamo giornate di violenza e ci abbiamo purtroppo quasi fatto l’abitudine. Ma questo non è giusto, non è possibile che dopo un mese dimentichiamo tutto. Tutti dimenticano tutto. Finalmente però è stata usata la parola giusta: questa gente si ferma come sono stati fermati i terroristi. Noi del calcio chiediamo tutela pensando ai nostri figli e a chi va allo stadio per passare qualche ora in serenità».
Che cosa ha pensato domenica?
«Guardando i filmati c’é quasi da dire, amaramente, che è stata una fortuna se non ci siano state altre vittime. Abbiamo visto tutti cosa è successo, l’immagine che diamo nel mondo è questa, è stato quasi un miracolo, potevamo essere qui a piangere ancora più gente. Possibile che non esistano più regole?».
Adesso cosa succederà?
«Io sono per fermare il campionato. Per ricordare Gabriele Sandri, la nazionale giocherà sabato a Glasgow contro la Scozia con il lutto al braccio. È un gesto di rispetto in ricordo di un povero ragazzo. Ma anche questo gesto sarà inutile e sarà tutto inutile se non fermeremo questa violenza. Possibile che non abbiamo il carattere e il temperamento per fermare questa gente? Io non ci credo».
Ma si può
«Fermiamo anche qui il campionato, qual è il problema, c’è una classifica, diamo lo scudetto a chi è in testa, retroceda chi è dietro, ma purché tutto questo terrorismo finisca».
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