nostro inviato
a Cernobbio (Como)
Il lago di Como si sta trasformando nella Babele delle pensioni uliviste. Il vicepremier Francesco Rutelli parla una lingua, il segretario ds Piero Fassino un'altra, a Cuneo il ministro del Lavoro Cesare Damiano unaltra ancora mentre il premier Romano Prodi, arrivato ieri pomeriggio al meeting di Cernobbio, ha scelto lidioma dei muti: quello del silenzio. Difficile capirci qualcosa, se non che il governo non ha ancora le idee chiare. Non è un bel segnale per il mondo imprenditoriale che invoca rigore e davanti al quale, stamattina, si presenterà mezzo esecutivo: Prodi, Rutelli, Padoa-Schioppa, Damiano e Nicolais. Il governatore ulivista del Friuli Venezia-Giulia, Riccardo Illy, industriale del caffè, è stato tagliente: «Le attuali correzioni pensionistiche sono come svuotare il lago con un secchio», ha sibilato guardando le placide acque lariane.
Rutelli e Fassino si sono incrociati per qualche ora al Workshop Ambrosetti: il primo ha fatto una conferenza stampa mentre il secondo ha concesso qualche battuta dopo aver moderato un interminabile dibattito a porte chiuse e prima di partire per la festa dell'Unità di Brescia. I due si sono detti d'accordo su un punto, cioè che bisogna alzare l'età del pensionamento. L'argomento è il medesimo: siccome è aumentata la vita media degli italiani, deve essere allungata anche la permanenza al lavoro e quindi ritardare l'andata in pensione.
Il vicepremier (che conferma lentità della Finanziaria a 30 miliardi) è pignolo: «Dal 1995, anno della riforma Dini, l'aspettativa di vita è aumentata di due anni, perciò ne dovremo tenere conto pur con una serie di meccanismi che garantiscano flessibilità nella scelta ma allo stesso tempo non penalizzino i giovani in misura insopportabile. Il nostro non è il governo del tran-tran, ma delle riforme e cambieremo il sistema pensionistico nel solco di quanto fece Dini». Ragionamento analogo per il leader della Quercia: «Si vive di più, è cambiato il lavoro e chiunque avverte che l'età pensionabile va commisurata a questa evoluzione».
Fassino però non concede nulla ai sindacati, che promettono barricate contro la riforma e minacciano già scioperi. «Delle due l'una - dice -: o siamo in grado di ridiscutere livelli di età pensionabile sulla base di un negoziato che va fatto tra governo e parti sociali, oppure ci teniamo lo scalone della riforma Maroni. Se ci mettiamo attorno a un tavolo a discutere è possibile trovare soluzioni ragionevoli. I sindacati sono contrari ad alzare l'età pensionabile? I tavoli si fanno per negoziare, non ci si siede avendo stabilito, ancora prima di aver discusso, qual è la conclusione della discussione». Rutelli invece è molto più morbido con le federazioni dei lavoratori e l'ala intransigente del centrosinistra. «Faremo le riforme con il più alto grado di dialogo e concertazione - spiega -. La reazione del sindacato è responsabile. Vuole vedere le carte e ha ragione. Noi faremo una proposta che terrà conto di tutti i fattori e di tutte le esigenze, apriremo un confronto a tutto campo. L'innalzamento dell'età pensionabile avverrà comunque in maniera non coercitiva e rigida, ma flessibile».
Ma la confusione ha raggiunto il culmine (per ora) con le dichiarazioni del ministro del Lavoro, che si trovava nella sua Cuneo a visitare la grande fiera d'estate. Altro che innalzamento dell'età pensionabile, come avevano appena sentenziato Rutelli e Fassino, altro che riforma nel segno del rigore: «Nelle nostre intenzioni c'è l'abbassamento sotto i 60 anni del limite minimo di età pensionabile - ha puntualizzato Damiano - esattamente il contrario di quanto, erroneamente, ci è stato attribuito nei giorni scorsi. Non ho mai detto né pensato di alzare il limite minimo d'età per la pensione a 62 anni, stiamo anzi studiando una modifica della legge Maroni per consentire ancora ai lavoratori che abbiano raggiunto i 35 anni di contributi di andare in pensione con meno di 60 anni, ad esempio a 58».
Damiano ha anche negato che esista un progetto per elevare l'età pensionabile delle donne: «È falso. Noi stiamo studiando ipotesi relative a incentivi e disincentivi per chi decide di continuare a lavorare o vuole andare in pensione prima».
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