Il tempo? 985. Gli sarebbe bastato per vincere il mondiale. Usain Bolt ci avrà anche pensato, ma ormai quello resta un brutto ricordo. Falsa partenza a Daegu, partenza lenta stavolta a Zagabria, nel meeting che lo rivedeva per la prima volta sui 100 metri dopo la beffa e la delusione subita in Corea.
Bolt in pista, folla nelle tribune, bambini che se lo godono prima e dopo i 10 secondi a fiato sospeso. Il giamaicano, campione della gente e re della velocità, ha cercato il tempone, dice tutto lo sguardo e la smorfietta sfuggiti leggendo il tempo sul tabellone: 985 significa il suo miglior crono questanno, il quinto fra i più veloci della stagione. Ancora una volta lo ha tradito la partenza: ieri fortemente ancorato ai blocchi fin allo sparo, così tanto da rimediare la brutta figura davanti al solito esplosivo rush iniziale di Kim Collins, il vecchietto della velocità che sta vivendo la seconda giovinezza o il canto del cigno che dir si voglia.
Via col vento Collins, molto macchinoso Bolt che, però, dopo 30 metri si è disteso ed ha messo in moto e mandato a velocità la sua poderosa macchina da record. Collins ha tenuto, ma ha la compostezza stilistica di un campione e il fisico di unutilitaria davanti al giamaicano. Ha chiuso in 1001. Thompson di Trinidad e Tobago (3° 1003) in scia, Justin Gatlin finito lontano (6° in 1017), il giamaicano Forsythe, il norvegese Sairy Ndure e lamericano Williams comunque lontani.
Unocchiata al finale mondiale: Blake corse in 992, lamericano Dix, secondo, in 1008. Ovvero: sia il primo sia il secondo, sono stati leggermente più lenti dei primi due di Zagabria. Certo, altra tensione, altro impatto. Ma ci dice cosa ci siamo persi con Bolt in tribuna, a Daegu.
A proposito di rimpianti, conteranno anche quelli del cubano Dayron Robles che, dopo la squalifica nella finale dei 110 ostacoli in Corea, per quella manata al cinese Xiang Liu, stavolta ha corso con un tempone, 13 netti, lasciando in scia lamericano Richardson (1304), poi diventato la medaglia doro mondiale (corse in 1316). Piccole rivincite, ma giusto il tanto per dimostrare chi è davvero più forte.
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