Economia

La rivincita di Cti, firma con Novartis e il titolo vola

L’azienda, Cenerentola del listino, guadagna in un giorno il 15%. Merito dell’accordo da 285 milioni di dollari per il lancio di un nuovo farmaco antitumorale

Laura Verlicchi

da Milano

Azienda farmaceutica in difficoltà finanziarie, che sta sperimentando il medicinale contro il male del secolo, convince della bontà della scoperta il colosso mondiale della farmaceutica e vola in Borsa. Sembra la trama di un film, invece è la storia vera, che ieri ha tenuto Piazza Affari col fiato sospeso. Protagonista l’italo-americana Cell Therapeutics (Cti), che ha visto i suoi titoli partire a razzo dopo la firma dell’accordo da 285 milioni di dollari con Novartis, per lo sviluppo e la commercializzazione del farmaco anticancro Xyotax. A Piazza Affari il titolo è arrivato a guadagnare fino al 28,95%, per poi assestarsi in rialzo del 15%, con scambi stratosferici di oltre 15 milioni di pezzi. Ed è andato altrettanto bene sul Nasdaq, dove Cti guadagnava il 13,8% alle 17.30 ora italiana.
In un solo giorno, la società guidata da James A. Bianco si è buttata alle spalle gli anni difficili, segnati da bilanci in difficoltà e saliscendi continui del titolo. Il vertice negativo è stato toccato nell’agosto 2005, con le dimissioni in massa del consiglio d’amministrazione, guidato dall’amministratore delegato delle attività europee, Silvano Spinelli. Proprio lui, solo due anni prima, aveva condotto alla fusione con la Cell Therapeutics di Seattle la Novuspharma, la società di Bresso da lui fondata, portando in dote la sua personale scoperta, il Pixantrone. L’alleanza avrebbe dovuto aprire reciprocamente le porte dei mercati Usa al farmaco italiano (anti-linfoma) ed europeo per i fiori all’occhiello della Cti, il Trisenox, contro la leucemia, e lo Xyotax.
Un’operazione che il mercato aveva apprezzato, ma che si era poi incagliata sui risultati della sperimentazione farmaceutica. I test sullo Xyotax a un certo punto erano stati addirittura sospesi, provocando, il 7 marzo 2005, un tonfo in Borsa di oltre il 48%: quasi 250 milioni di euro volatilizzati in un solo giorno. Ma già due mesi dopo, la Cti rialza la testa (e il titolo), grazie a studi più avanzati che provano come il nuovo farmaco prolunga la vita dei pazienti. A fine luglio, poi, la vendita del marchio Trisenox porta 70 milioni di dollari nelle casse della società.
Ieri, la svolta decisiva: l’accordo di licenza su base mondiale con Novartis, che porta Cti «un passo più vicina - ha detto il presidente e amministratore delegato Bianco - a ricostruire la sua presenza commerciale negli Stati Uniti ed al suo obiettivo di diventare una profittevole società focalizzata nelle terapie oncologiche. Ci permette inoltre di continuare la nostra crescita tramite una strategia di acquisizioni, cercando altre selettive molecole da aggiungere alla nostra linea di sviluppo e alla nostra futura infrastruttura commerciale».
Dalla registrazione del prodotto e dagli accordi commerciali si prevede un incasso che potrebbe raggiungere i 270 milioni di dollari, spiega Cti, mentre altri 15 milioni sono l'ammontare che Novartis ha accettato di investire nel capitale dell’azienda.


La Cti potrà inoltre scegliere se esercitare un'opzione per vendere Xyotax negli Stati Uniti sotto la direzione di Novartis, mentre il colosso farmaceutico svizzero ha un'opzione per sviluppare e commercializzare l'altra specialità di punta Cti, il Pixantrone.

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